Laura, 27enne ricercatrice italiana, è rimasta bloccata in Nuova Zelanda e l’Ambasciata italiana non è stata in grado di trovarle un volo di ritorno.
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Laura ha cercato di capire quando la compagnia aerea avrebbe ristabilito il collegamento con l’Italia, ma dal sito ha appreso che la sospensione è disposta fino a data da destinarsi. Desiderosa di tornare dai propri familiari, la ricercatrice si è dunque rivolta all’ambasciata italiana a Wellington, ma non è andata come sperava: “Sono stata ricevuta in un pianerottolo e, in maniera tanto garbata, quanto sbrigativa, un gentile funzionario mi ha solo invitato a consultare le Faq presenti sui siti istituzionali del Ministero degli Affari Esteri e dell’Ambasciata. Tralascio ogni considerazione sulla delusione mia delusione”.
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Qualche giorno più tardi ha ricevuto una mail dall’ambasciatore nella quale questo invitava gli italiani presenti in Nuova Zelanda a considerare la situazione sanitaria italiana e portare pazienza. In un passaggio della stessa sottolineava inoltre come ci siano altri connazionali bloccati in Paesi meno sviluppati di quello in cui si trovano loro. Insomma l’ambasciatore non ha fornito molte chance agli italiani per un ritorno in patria. Passa ancora qualche giorno e Laura riceve una telefonata dall’Ambasciata con la quale le comunicano che c’è una compagnia che effettua ancora i voli verso l’Italia.
La Qatar Airways non ha sospeso il collegamento. Laura dunque va a controllare sul sito ma rimane impietrita: “Prezzi inammissibili”, inoltre le è stato detto che “l’ambasciata non avrebbe potuto aiutarmi in alcuna maniera”. Ci sarebbe l’opportunità di prendere dei voli verso la Germania, ma pare che su questi non ci sia fissato un prezzo. Nonostante la situazione, Laura confida che presto o tardi l’ambasciata aiuterà lei e gli altri italiani rimasti bloccati: “Nonostante l’infelice esperienza, continuo a confidare nel fatto di essere parte di un grande Paese, che non si dimenticherà di un piccolo numero di concittadini che, in grandissima parte per motivi di lavoro e di ricerca, si trovano ora nella terra più lontana che ci sia”.