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Coronavirus, la Lombardia denuncia: “Da Roma mascherine non idonee”

Polemica in piena emergenza Coronavirus: l’assessore al Welfare della Lombardia, Giulio Gallera, lamenta che “da Roma ci hanno mandato mascherine che sono fazzoletti”. 

“Le mascherine che possono essere utilizzate dagli operatori sanitari sono Ffp2, Ffp3 oppure quelle chirurgiche. Ci hanno mandato delle mascherine che sono un fazzoletto o un foglio di carta igienica che viene unito”. A dirlo è l’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera, ai microfoni di Sky Tg24 e al termine dell’odierna conferenza stampa. Una critica che accende una nuova polemica nel pieno dell’emergenza Coronavirus.

E non è questo l’unico difetto della mascherine ricevute da Roma: “Non sono marchiate ‘Ce’ – puntualizza Gallera – e i nostri operatori ci hanno detto che non possono utilizzarle. Da Roma ci hanno detto che hanno solo queste. Non vogliamo fare polemica però non sono sufficienti per la sicurezza degli operatori”. Tant’è.

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L’allarme dell’assessore al Welfare della Lombardia alle prese con il Coronavirus

L’assessore Gallera ha poi parlato della situazione all’interno delle strutture sanitarie in regione: “Abbiamo pochissimi posti liberi nelle terapie intensive, ormai siamo nell’ordine di 15 o 20 a disposizione – ha spiegato -. Ogni giorno ne ricaviamo qualcuno di nuovo, domani ne arrivano liberi altri 3 e il San Raffaele sta creando un’area con 14 posti che sarà pronta però tra una settimana. Oggi li recuperiamo chiudendo le sale operatorie, dove ci sono dei respiratori che possono essere utilizzanti anche per sostenere il respiro”.

La situazione resta però critica. “Tra poco arriviamo a un punto di non ritorno – avverte Gallera -. Ne abbiamo mandati anche 2 in Sicilia, quindi c’è anche una solidarietà nazionale, ma parliamo di pochi numeri. Se ogni giorno abbiamo 85 persone in più che entrano in terapia intensiva e tendenzialmente ne escono due o tre, perché il dato è il 10% e il 15% considerato chi esce e chi muore, tutto questo non è sufficiente. È difficile per tutti ma, come noi stiamo facendo un grande sforzo, chiediamo la stessa intensità da tutti”.

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Enrico

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