Julen, il bambino spagnolo morto nel pozzo, il padre senza pace: “Vedo solo una cosa quando chiudo gli occhi, quel buco. E mi maledico per esserci andato”.
Ormai è passata una settimana dal dramma del piccolo Julen, ritrovato morto in fondo a un pozzo, nei pressi di Malaga, dopo 13 lunghi giorni. Suo padre José, in più occasione, ha ricostruito quello che è accaduto quasi tre settimane fa. L’uomo non riesce a darsi pace e anche oggi ha ribadito: “Chiudo gli occhi e vedo la stessa cosa: il pozzo”. All’uomo non manca il conforto degli amici, che lo invitano a casa loro per divagarsi magari con una partita alla Playstation.
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José Rosellò si è sfogato: “Mi maledico, maledico quel giorno, maledico di essere andato in quel posto. Non andrò più in campagna, non mangerò più la paella”. Lui e la moglie Vicky, entrambi 29enni, non vogliono tornare nella casa di famiglia, che è stata donata loro da una zia, vicino Malaga. Tutto infatti ricorda loro di Julen: “Prima vivevamo con la mia famiglia, ma quando è successo di Oliver, il nostro bimbo morto nel 2017, abbiamo dovuto andare via. Tutto ci riportava a lui”. Adesso la tragedia per questa giovane coppia si ripete.
Solo pochi giorni dopo è terminata, con il risultato peggiore, l’operazione di salvataggio di suo figlio Julen, José Rosellò aveva rilasciato un’intervista per ringraziare tutti coloro che erano stati vicini fisicamente e con il cuore alla coppia in questo periodo. Il giovane papà sarà “eternamente grato” a “guardia civile, vigili del fuoco, minatori, ingegneri, operai, psicologi, di emergenza 112, volontari della Protezione Civile, i vicini Totalán, El Palo … la donna che ci ha dato la casa, il colonnello – Jesus Esteban- e la subdelegada – Maria Gámez -, che mi hanno ascoltato, con le mie lamentele, le mie proteste”. Lui e la moglie Vicky hanno letto tutti i messaggi di supporto che sono arrivati non solo dalla Spagna, ma da diversi paesi del mondo, come l’Italia, la Svizzera, la Germania. Dei piccoli gesti per lenire un grande dolore.