Il racconto su Giuseppe, il bambino ucciso a 7 anni: “Lui e la sorellina andavano a scuola con un cappello in testa per nascondere i segni delle percosse”.
Continuano a spuntare fuori retroscena sul caso del bambino ucciso a Cardito, in provincia di Napoli. Il delitto, perpetrato dal 24enne compagno della madre, Tony Essobdi, si sarebbe consumato nella serata di sabato. Il piccolo Giuseppe di 7 anni è stato massacrato dopo un vero e proprio pestaggio, assieme alla sorellina Noemi di 8. Lei si è salvata, anche se ha orrende ferite al volto e si trova attualmente ricoverata al Santobono di Napoli. Essobdi ha confessato di essere lui il responsabile ed ora si trova in stato di fermo. Ed a ‘Pomeriggio Cinque’ Barbara D’Urso mostra la testimonianza in esclusiva di una donna i cui figli frequentano la stessa scuola dei poveri Giuseppe e Noemi. “I due bimbi avevano sempre la faccia piena di lividi. Spesso indossavano dei cappellini per nasconderli, ma le loro ferite erano comunque ben visibili. La scusa utilizzata era sempre la stessa: erano caduti. Invece era ben evidente che avevano subito delle percosse. Non conoscevo la loro mamma – afferma la donna – ma si notava che non stava bene”.
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Un amico di Essobdi rivela a sua volta alla D’Urso: “Lo conosco fin da quando era ragazzino. Trovo incredibile che abbia compiuto una cosa del genere. Era alla ricerca di una crema per tamponare i bimbi, poi quando ho visto che lo avevano ammanettato gli ho chiesto cosa fosse accaduto, senza ottenere risposta. Non sembrava in se, mi era parso assente”. Ma non è tutto. Il bambino ucciso avrebbe vissuto una agonia di almeno un paio di ore. La madre ed il patrigno avrebbero provato a medicarlo, dopo essere stato colpito a bastonate con una scopa. E la 30enne Valentina Caso sarebbe stata presente quando tutto ha avuto luogo, non facendo assolutamente nulla per fermare tutto questo né per aiutare il figlio una volta che questi era svenuto.