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Sacchetti bio a pagamento: perchè ne parlano tutti e cosa si nasconde dietro a questa novità

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Tutti ne parlano e sul web è iniziato un vero e proprio tamtam a colpi di Meme e prese in giro per quanto riguarda la nuova legge sui sacchetti biodegradabili. Da 4 giorni questa nuova legge è ormai diventata efficace a tutti gli effetti, ma c’è ancora incertezza sull’obbligo dei consumatori di usare questi sacchetti a pagamento per pesare le merci sfuse come frutta e verdura nei supermercati, ma non solo.

Il mondo è diviso: c’è chi pensa che questa iniziativa sia da difendere e la considera efficace, chi invece sostiene che sia soltanto un escamotage per rubare soldi ai consumatori. In ogni caso l’obiettivo di base è elevato perché è quello di difendere l’ambiente e il mare. Nei paesi in cui non si raccogliere la plastica e non si fa il riciclaggio, il mare è pieno di rifiuti. Questi sacchetti ultra leggeri introdotti nei supermercati e oggetto della normativa, invece sono una presenza minima nella delicata questione dell’inquinamento dei mari soprattutto.

Da dove è nata l’idea dei sacchetti bio a pagamento

Ma da dove è nato tutto questo? Nello specifico stiamo parlando della legge italiana approvata in estate dal Parlamento nella quale, nell’articolo 9 bis, è stato aggiunto al recepimento della direttiva 700, anche degli emendamenti che, come riporta il Sole 24 ore impongono dal primo gennaio l’uso esclusivo di plastica biodegradabile per i sacchettini ultraleggeri con i quali si pesano prodotti sfusi come pane ortaggi e frutta.

La normativa quindi nello specifico riguarda tutte le borse di plastica ultraleggere, ma non solo: anche le confezioni da pesare al supermercato, tutti gli imballaggi piccoli di plastica, come anche i sacchetti del farmacista finora gratuiti, dovranno essere messi da parte sullo scontrino e pagati in più.

Perchè i sacchetti li devono pagare i consumatori?

La legge impone infatti che questi sacchetti vengono pagati dal consumatori: non c’è un prezzo e non c’è un costo massimo. Nella norma si legge semplicemente che le borse di plastica in materiale ultraleggero non possono essere distribuite a titolo gratuito: l’obiettivo e quindi dare visibilità ad un bene come il sacchetto di plastica che prima era gratuito. Questo prezzo che noi consumatori dovremmo pagare dovrebbe indurci a comportarci in maniera più consapevole.

Come riutilizzare i sacchettini bio

I sacchettini ultraleggeri biodegradabili, inoltre non hanno una vita breve in realtà potrebbero essere usati per raccogliere i rifiuti organici per il compostaggio, ma non possono essere usati per comprare altri prodotti alimentari sfusi. Il riutilizzo, infatti, è stato vietato dal punto di vista ambientale. Inoltre la direttiva suggerisce anche l’utilizzo della carta invece della plastica, ma sono pochissimi supermercati che ricorrono a questo imballaggi.

Selena Marvaldi

Selena Marvaldi, classe 1987, giornalista pubblicista. Appassionata di natura, viaggi in mare e cultura. Laureata in Informazione ed Editoria a Genova, porta sempre nel cuore la sua terra che ama raccontare nei suoi articoli

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