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Curiosità

Scatta l’allarme, l’annuncio che getta nel panico i bagnanti

(Photo credit should read MARK RALSTON/AFP/GettyImages)

È allarme nei mari italiani per l’arrivo di pesci killer. Ad alzare l’asticella dell’attenzione sono gli esperti dell’UICN (Unione internazionale per la conservazione della natura) che hanno manifestato la loro preoccupazione. Sono sempre più frequenti infatti gli avvistamenti di Pterois Volitans, ossia Pesce Scorpione.

Il numero di questa specie animale in continua crescita è preoccupante soprattutto in Turchia e a Cipro, ma a breve potrebbe invadere anche il Mar Mediterraneo. Ciò che rende molto pericoloso il pesce scorpione è il fatto che ha una sorta di pungilione dotato di “fili” tossici che possono anche essere letali per l’uomo. Se si viene punti si viene immediatamente colti da fortissimi dolori, vomito e nei casi più gravi, fortunatamente molto rari, paralisi respiratoria, edema polmonare e ischemia.

Il pesce scorpione (fonte Wikipedia)

La testa è relativamente piccola, la bocca grande, gli occhi sporgenti, sormontati da due escrescenze (presenti anche intorno al mento). La fronte è alta, il dorso curvo, mentre il ventre relativamente piatto. Il corpo si restringe verso il peduncolo caudale, che precede una coda piuttosto larga, tondeggiante.

I primi raggi della pinna dorsale e di quella anale sono in realtà aculei veleniferi, ben eretti dal pesce quando è in situazione di pericolo. L’apparato velenifero consiste in 13 aculei sulla pinna dorsale e 3 in quella anale, tutti composti da aculei cavi collegati a una ghiandola velenifera; i raggi delle pinne pettorali sono aculei pieni, non velenosi. La livrea è a strisce tendenzialmente verticali marroni e bianche, alcune sottili e altre più larghe. Anche le pinne sono striate di bianco e marrone.

Raggiunge una lunghezza massima di 38 cm.

Gli avvelenamenti da tossina di Pterois volitans vengono classificati in tre gradi. Avvelenamenti di grado I producono eritema, ecchimosi o anche cianosi della parte colpita. Al grado II compaiono vesciche attorno alla puntura. Avvelenamenti di grado III producono necrosi locale e variazione della sensibilità, che possono durare anche per più giorni.

Più rari sono gli effetti a livello sistemico, che includono ma non sono limitati a questi: dolore alla testa, nausea, vomito, dolori e crampi addominali, paralisi agli arti, iper- o ipotensione, difficoltà respiratoria, ischemia del miocardio, edema polmonare, sincope. Sono stati documentati rari casi di decesso.

Il primo e più importante trattamento dopo una puntura è l’immersione della parte colpita in acqua calda (circa 45 °C), perché riduce il dolore e rende inattiva la tossina.

Selena Marvaldi

Selena Marvaldi, classe 1987, giornalista pubblicista. Appassionata di natura, viaggi in mare e cultura. Laureata in Informazione ed Editoria a Genova, porta sempre nel cuore la sua terra che ama raccontare nei suoi articoli

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Selena Marvaldi