Paolo Ferrara, figlio del grande Ciro, ha detto basta al pallone per puntare sugli studi universitari: ecco le ragioni della sua scelta.
Tale padre, tale figlio: per molti campioni del calcio l’antico detto è quasi una regola aurea. Ma Ciro Ferrara e suo figlio Paolo fanno eccezione. Se il primo è entrato nella storia del pallone grazie al suo invidiabile curriculum sportivo, il secondo fa notizia per i suoi titoli studio. Il 25enne secondogenito dell’ex bandiera di Napoli e Juventus e fino a qualche anno fa difensore delle giovanili bianconere e della Primavera del Modena, infatti, ha preferito appendere gli scarpini al chiodo e costruirsi una carriera lontano dal terreno di gioco.
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“Ho preferito tre lauree al calcio: la prima a Torino, in management e comunicazione aziendale, le altre due a Londra e Berlino – ha spiegato Paolo Ferrara in una recente intervista al Corriere della Sera –. A papà lo dico sempre: prima o poi ci fermeranno per strada e ci diranno: ‘lui è il babbo di Paolo Ferrara’. Ho smesso di giocare a calcio perché ho capito, a un certo punto, che non sarei mai arrivato a grandi livelli”.
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Oggi Paolo Ferrara lavora alla Deloitte, una della più grandi aziende di consulenza del mondo, e non ha alcun rimpianto per quella che avrebbe potuto essere la sua vita da calciatore: “Per molti, come ad esempio mio papà, il calcio è stato avventura meravigliosa. Per altri però, può essere crudele. Alcuni miei compagni mi hanno chiamato e mi hanno detto che, dopo aver magari giocato tra i dilettanti, ora non sanno più come tirare avanti”. A lui per fortuna è andata meglio: “Non ho ricevuto nessuna pressione dai miei genitori – ha concluso –. Ammetto di essere un privilegiato e loro mi hanno sempre sostenuto. Il mio obiettivo? Studiare per prepararmi al meglio alla vita”.
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