Whitney Houston è stata trovata morta in un hotel di Beverly Hills (Los Angeles) l’11 febbraio del 2011, aveva solamente 48 anni.
La cantante ha subito abusi sessuali quando era ancora una bambina. Un trauma che si è portata per tutta la vita e che da un lato ha contribuito alla sua grandezza. Quel dolore che attanagliava la sua esistenza, infatti, le permetteva di esprimere sentimenti fortissimi quando si esibiva. Whitney metteva nel suo canto e nella sua musica tutta la sua anima, riuscendo ad emozionare chiunque l’ascoltasse. Per quanto il canto fungesse in parte da catarsi, la liberazione dai demoni interiori era solo momentanea. Una volta scesa dal palco, l’artista si rifugiava in droga e alcol per allontanare i tormenti.
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La cantante americana viveva dunque una doppia vita, felice e di successo in pubblico e tormentata ed insoddisfacente nel privato. Ad acuire quel dolore che l’ha accompagnata nella crescita c’è stato anche il matrimonio con Bobby Brown, dal quale aveva divorziato nel 2007. Due giorni prima del decesso la cantante aveva partecipato ad un gala pre-grammy; in quella occasione la stampa ed il pubblico erano rimasti scioccati dal vedere le immagini di Whitney: la cantante aveva l’espressione stravolta e sulla coscia c’erano tracce di sangue.
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L’11 febbraio si è recata all’hotel di Beverly Hills in cui di sera si sarebbe tenuta la festa di compleanno di Clive Davis, importante produttore discografico, lo stesso che l’aveva portata al successo. Alla festa, però, la Houston non arriverà mai: dopo aver richiesto dei cupcake all’assistente si è messa nella vasca da bagno ed è lì che alle 15.43 è stata trovata priva di vita. I tentativi di rianimazione sono stati inutili e poco più tardi ne è stato dichiarato il decesso. Il medico legale che si è occupato dell’autopsia ha spiegato che la morte è avvenuta per annegamento accidentale. Ma anche da una cardiopatia asclerotica e dall’uso di cocaina, sostanza assunta anche poco prima della morte.
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