Una giornalista nelle scorse ore si è data fuoco in strada. Prima di farlo ha lasciato un messaggio in cui indica il colpevole della sua morte.
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Da giorni, infatti, gli abitanti scendono in piazza per protestare contro lo sviluppo edilizio predatorio e incontrollato nella zona più iconica della città russa, quella in cui sorge il parco Svizzero. In qualità di giornalista, Irina aveva documentato il movimento di protesta e parlato delle accuse mosse dalla popolazione nei confronti di imprenditori e governanti. D’altronde il motto del suo giornale era ed è tutt’ora “senza censura e senza ordini dall’alto”.
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Il suo interessamento alle proteste le è costato i sospetti delle forze del’ordine. Pare infatti che il governo sospetti un finanziamento delle proteste da parte dell’associazione di Mikhail Khodorkovsky ‘Open Russia’. Pertanto la giornalista è stata indagata e nei giorni scorsi la polizia ha perquisito il suo appartamento e requisito il suo portatile ed il suo telefono. Dell’accaduto aveva parlato proprio Irina, in un’intervista rilasciata a ‘The Insider‘.
Al collega che l’ha intervistata spiegava: “Prima che iniziasse la perquisizione mi è stato offerto di consegnare volontariamente opuscoli e volantini di Open Russia. È chiaro che non potevo in alcun modo aiutare l’indagine, dato che non ho nulla a che fare con Open Russia”. La giornalista inoltre spiegava che non poteva più ignorare simili eventi e che per questo ne aveva scritto approfonditamente sul proprio giornale. Infine aggiungeva: “Io stessa ho partecipato due volte alla catena, perché quello che sta succedendo non può che riguardare me come residente di Nizhny Novgorod e come cittadina”.
Nessuno avrebbe immaginato che dopo quelle parole, Irina Slavina avrebbe compiuto un gesto estremo. Oggi infatti, la giornalista si è data fuoco davanti al ministero degli Interni russo. Prima di farlo ha lasciato un ultimo messaggio sul profilo Facebook sul quale si legge: “Vi chiedo di incolpare la Federazione russa per la mia morte”.
Fabio Scapellato