Chi è il premio Nobel per la medicina del 2008, Luc Montagnier, e cosa ha detto sul Coronavirus: quali sono le sue controverse posizioni.
Classe 1932, francese nato nel paesino di Chabris, nella Loira, Luc Montagnier è presidente della fondazione mondiale per la ricerca e prevenzione dell’AIDS. A lui si deve la scoperta del virus dell’HIV, nel 1983 insieme alla dottoressa Françoise Barré-Sinoussi e al dottor Robert Gallo.
Leggi anche –> Coronavirus, rinviate le elezioni: ma non c’è una data – VIDEO
Grazie alle sue importanti scoperte, ha vinto il premio Nobel per la Medicina nel 2008, ma nello stesso tempo il biologo e virologo di fama mondiale è stato oggetto di critiche per alcune posizioni controverse.
Leggi anche –> Veneto, il virologo consulente di Zaia: “Certa una seconda ondata con la fase 2”
Se vuoi seguire tutte le nostre notizie in tempo reale CLICCA QUI
Anche alcune sue affermazioni più recenti sul virus dell’Aids sono state ritenute non dimostrate e criticate ampiamente. Il virologo ha avuto anche controverse posizioni sulle cure omeopatiche o sull’uso terapeutico della papaya. Le sue posizioni sui vaccini, infine, lo hanno eretto a paladino della causa antivaccinista. Nell’aprile 2020, in un’intervista rilasciata ad un podcast francese, ha fatto affermazioni oggetto di critica riguardanti il Coronavirus. Secondo Luc Montagnier, il virus SARS-CoV-2 – responsabile della pandemia da COVID-19 iniziata alla fine dell’anno precedente – sarebbe stato creato in un laboratorio di ricerca della città cinese di Wuhan. Il virologo sostiene che questo sarebbe avvenuto mentre si mettevano a punto degli studi sulla possibile creazione di un vaccino contro il virus HIV.
Dopo aver supportato la propria tesi con alcuni studi recenti, il professor Luc Montagnier ha sostenuto: “La natura non accetta alcuna manipolazione molecolare, eliminerà questi cambiamenti innaturali e anche se non si fa nulla, le cose miglioreranno, ma purtroppo dopo molti morti. Con l’aiuto di onde interferenti, potremmo eliminare queste sequenze e di conseguenza fermare la pandemia”. Insomma, il destino del virus sarebbe segnato, secondo il premio Nobel, che sostiene di non ritenersi complottista e chiosa: “La Cina è un grande Paese e spero che sia in grado di riconoscere un errore”.