Luc Montagnier: chi è il premio Nobel e cosa ha detto sul Coronavirus

Chi è il premio Nobel per la medicina del 2008, Luc Montagnier, e cosa ha detto sul Coronavirus: quali sono le sue controverse posizioni.

(STEPHANE DE SAKUTIN/AFP via Getty Images)

Classe 1932, francese nato nel paesino di Chabris, nella Loira, Luc Montagnier è presidente della fondazione mondiale per la ricerca e prevenzione dell’AIDS. A lui si deve la scoperta del virus dell’HIV, nel 1983 insieme alla dottoressa Françoise Barré-Sinoussi e al dottor Robert Gallo.

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Grazie alle sue importanti scoperte, ha vinto il premio Nobel per la Medicina nel 2008, ma nello stesso tempo il biologo e virologo di fama mondiale è stato oggetto di critiche per alcune posizioni controverse.

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Cosa dice Luc Montagnier sul Coronavirus: le sue controverse posizioni

(STEPHANE DE SAKUTIN/AFP via Getty Images)

Anche alcune sue affermazioni più recenti sul virus dell’Aids sono state ritenute non dimostrate e criticate ampiamente. Il virologo ha avuto anche controverse posizioni sulle cure omeopatiche o sull’uso terapeutico della papaya. Le sue posizioni sui vaccini, infine, lo hanno eretto a paladino della causa antivaccinista. Nell’aprile 2020, in un’intervista rilasciata ad un podcast francese, ha fatto affermazioni oggetto di critica riguardanti il Coronavirus. Secondo Luc Montagnier, il virus SARS-CoV-2 – responsabile della pandemia da COVID-19 iniziata alla fine dell’anno precedente – sarebbe stato creato in un laboratorio di ricerca della città cinese di Wuhan. Il virologo sostiene che questo sarebbe avvenuto mentre si mettevano a punto degli studi sulla possibile creazione di un vaccino contro il virus HIV.

Dopo aver supportato la propria tesi con alcuni studi recenti, il professor Luc Montagnier ha sostenuto: “La natura non accetta alcuna manipolazione molecolare, eliminerà questi cambiamenti innaturali e anche se non si fa nulla, le cose miglioreranno, ma purtroppo dopo molti morti. Con l’aiuto di onde interferenti, potremmo eliminare queste sequenze e di conseguenza fermare la pandemia”. Insomma, il destino del virus sarebbe segnato, secondo il premio Nobel, che sostiene di non ritenersi complottista e chiosa: “La Cina è un grande Paese e spero che sia in grado di riconoscere un errore”.

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