Una quindicenne keniota è stata umiliata in classe dall’insegnante dopo essersi macchiata a causa del ciclo, di ritorno a casa si è uccisa per la vergogna.
Una ragazza di 15 anni è stata indotta al suicidio da un’umiliazione subita in classe. La giovane studente si trovava a scuola (in Kenya) come tutti i giorni quando si è accorta di aver il ciclo. L’adolescente, però, non aveva assorbenti a portata di mano e nel corso della giornata il flusso mestruale le ha macchiato i pantaloni. L’insegnante si è accorto di quanto stava succedendo e, invece di comprendere la situazione di disagio, l’ha accusata di essere “sporca” e l’ha cacciata via dalla classe.
In quella fase di crescita, il ciclo mestruale è vissuto dalle ragazze come qualcosa di cui vergognarsi e spesso le fa sentire a disagio. Se a questo si aggiunge l’impossibilità di evitare che il sangue la macchiasse e l’insensibilità dell’insegnante è facile capire come si possa essere sentita. Ancora scossa per quanto successo la ragazza ha deciso di compiere un gesto estremo: di ritorno a casa i genitori l’hanno trovata impiccata.
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Il giorno seguente la tragica morte della quindicenne i genitori hanno accusato l’insegnante di aver indotto la figlia a compiere quel gesto estremo. Un gruppo di manifestanti, inoltre, si è posizionato davanti l’ingresso della scuola ed ha chiesto il licenziamento del docente. L’uomo avrebbe dovuto sapere che in Kenya molte famiglie non possono permettersi di comprare gli assorbenti alle figlie e che, proprio per ovviare, le scuole li forniscono gratis.
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