La storia riguardante la morte di Stefano Cucchi mostra altri retroscena: alcune intercettazioni dimostrerebbero un complotto per nascondere la verità.
La vicenda relativa a Stefano Cucchi, il giovane morto nel 2009 dopo essere stato fermato da alcuni carabinieri e le cui vicissitudini relative al decesso si sono trascinate per anni in tribunale, presenta ancora delle novità. In merito a questo caso erano emerse delle dichiarazioni da parte di uno dei militari coinvolti. Ed ora vengono fuori anche delle intercettazioni risalenti allo scorso 22 settembre e rilevate dalla Squadra Mobile, che riguardano il maresciallo Massimiliano Colombo Labriola, indagato per falso ideologico e materiale sulla morte del geometra romano. “Se hanno indagato me, allora dovranno indagare Cavallo, dovranno indagare Casarsa e Tomasone”. È ‘La Repubblica’ ad avere diffuso queste dichiarazioni, spiegando come queste “ricostruiscano la genesi di alcuni dei falsi”.
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I soggetti coinvolti sono Labriola, che presiedeva la caserma di Tor Sapienza, e l’appuntato Gianluca Colicchio, che lo informava dell’avviso di garanzia. Entrambi si mostrano sorpresi del fatto: l’imputazione mossa a Labriola è quella di aver falsificato i verbali relativamente alle reali condizioni di salute – ed anche il pestaggio – di Stefano Cucchi. Secondo il maresciallo Labriola, se lui dovesse essere ritenuto responsabile, allo stesso modo dovrebbero esserlo anche altri militari: ovvero il colonnello Alessandro Casarsa, il tenente colonnello Francesco Cavallo ed il generale Vittorio Tomasone, all’epoca tutti titolari di altri incarichi.
Dalle intercettazioni ‘La Repubblica’ spiega che “le parole estrapolate fanno capire come la verità sia stata celata. Il maresciallo Labriola chiama proprio Colicchio perché è quest’ultimo, unitamente ad un altro carabiniere, l’appuntato Francesco Di Sano, ed al maresciallo Colombo, a conoscere la storia com’è andata veramente. Tutta la catena di comando era a conoscenza di quella manipolazione cruciale di atti messa in moto per coprire i responsabili del pestaggio di Stefano Cucchi”.
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