Stefano Cucchi: arresto, morte, processo e sentenza, ecco tutta la storia

Stefano Cucchi

Stefano Cucchi: arresto, morte, processo e sentenza, ecco tutta la storia con la ricostruzione di tutto quanto è accaduto dall’inizio alla fine di questa terribile vicenda

Con l’ammissione di colpevolezza del Carabinieri Francesco Tedesco il caso sulla morte di Stefano Cucchi, 31enne geometra morto nel 2009 (6 giorni dopo l’arresto), ha finalmente avuto la svolta che i familiari (in particolare la sorella Ilaria) attendevano da tanto tempo. Si chiude dunque in questo modo l’inchiesta bis sul caso Cucchi, avviata nel 2015 dopo che il Maresciallo Casamicciola ha cambiato la propria versione e denunciato i 5 Carabinieri per il pestaggio del giovane geometra: adesso i 3 carabinieri autori del violento pestaggio dovranno rispondere alle accuse di omicidio preterintenzionale aggravato da futili motivi e dalla difesa minorata della vittima, falso ideologico in atto pubblico, abuso di autoritàcalunnia; per loro la procura di Roma ha chiesto ed ottenuto il rinvio a giudizio. Nel frattempo ripercorriamo tutta la storia partendo dall’arresto e dal pestaggio in caserma, per passare poi ai processi viziati dai depistaggi ed alla riapertura del caso e finire con la svolta di ieri.

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Stefano Cucchi, l’arresto: chi era e perché l’hanno fermato

Stefano Cucchi era un ragazzo di 31 anni nato e vissuto a Roma con un passato di dipendenza da droghe pesanti. Nell’ottobre del 2009 aveva cominciato a lavorare nello studio di Geometra del padre, il 15 di quel mese si trovava in auto con un amico nei pressi di Parco degli Acquedotti. Una pattuglia dei Carabinieri si ferma e chiede a Cucchi di scendere dal veicolo per una perquisizione nel corso della quale gli vengono trovati addosso 20 grammi di hashish. Stefano viene arrestato con l’accusa di spaccio di stupefacenti e portato in caserma per la deposizione e la successiva udienza di rilascio.

Caso Cucchi, il pestaggio e la morte

La notte stessa dell’arresto, i Carabinieri mettono sotto torchio il ragazzo al fine di scoprire se possedeva ulteriori quantità di stupefacente o se faceva lo spacciatore per conto di qualcun’altro. Stefano spiega loro che non lavora per nessuno e che non ha altra droga in casa. Poco più tardi i carabinieri effettuano una perquisizione a casa dei genitori di Cucchi ma non trovano nulla e riportano il ragazzo in caserma. Proprio al ritorno in Caserma il giovane viene pestato da 3 carabinieri nel tentativo di estorcergli delle informazioni.

Conclusa l’aggressione il ragazzo viene spostato in un’altra caserma per convalidare l’arresto. Il giorno seguente, all’udienza per il rilascio, il giudice convalida lo stato di fermo ed il ragazzo viene portato al Regina Coeli, qui rimane solo un giorno poiché il medico del carcere richiede l’immediato ricovero per le ferite alla schiena. Cucchi viene portato al ‘Fatebenefratelli‘ ma rifiuta il ricovero e quindi torna in carcere dove le sue condizioni peggiorano e viene richiesto il ricovero forzato al ‘Sandro Pertini‘ il 18 ottobre. Qui rimane per 4 giorni ed il 22 ottobre, alle 3 del mattino, muore.

I Carabinieri accusati della morte di Stefano Cucchi

Nel corso delle indagini preliminari le cause della morte di Stefano Cucchi sono state individuate in una mancata assistenza medica su una marcata ipoglicemia che poteva essere evitata tramite flebo di glucosio. Il ragazzo, però, presentava traumi lesivi alle gambe, al torace, nella schiena ed in viso, inoltre è stata riscontrata una frattura della mascella e un emorragia interna alla vescica causata dal catetere che ha impedito la corretta minzione. Al termine delle indagini è stato concluso che la morte di Stefano è stata causata da abbandono terapeutico. Solo nel gennaio del 2017, grazie alla testimonianza del Maresciallo Casamiciola, la procura di Roma chiede un processo ai danni dei tre Carabinieri: Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro e Francesco Tedesco.

Il processo per la morte di Stefano Cucchi: testimonianze e depistaggi alla ricerca della verità

Nel marzo del 2011 comincia il primo processo, vengono rinviati a giudizio 13 indagati: 6 medici, 3 infermieri, 3 agenti della polizia penitenziaria ed il direttore del centro detenuti. Dopo 3 anni di processo, il 5 giugno 2013, viene confermata la sentenza di primo grado e 3 medici vengono accusati di omicidio colposo, mentre i 3 agenti della penitenziaria vengono assolti. I carabinieri non vengono nemmeno imputati. Nell’ottobre del 2014 la Corte d’Appello assolve tutti gli imputati per mancanza di prove, una decisione contestata da molti.

Nel marzo del 2015 la famiglia Cucchi e la Procura di Roma presentano una richiesta di appello alla Corte di Cassazione, che nel dicembre dello stesso anno accoglie il ricorso annullando l’assoluzione dei medici, ma confermando quella dei tre agenti della Polizia penitenziaria. Il legale della famiglia Cucchi aveva infatti trovato due testimoni pronti a dichiarare che Stefano era in condizioni pietose quando è stato incarcerato e che nessuno si è curato di prestargli soccorso. Nel luglio del 2016 la Corte di Cassazione assolve i medici poiché “Il fatto non sussiste”.

Parallelamente al primo processo nel settembre del 2015 erano partite le indagini per un processo bis richiesto dai legali della famiglia Cucchi sulla base di nuove testimonianze. Nell’ottobre del 2016 i periti nominati dal Gip affermano che la morte di Stefano era stata causata da una crisi epilettica (il ragazzo soffriva di attacchi epilettici e non gli sono mai stati forniti i medicinali per curarla) ma per la famiglia Cucchi si tratta di un altro tentativo di depistaggio. Solo nel gennaio del 2017, al termine delle indagini preliminari, la Procura della Repubblica di Roma chiede la condanna dei tre Carabinieri  Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro e Francesco Tedesco.

La svolta nel caso Cucchi: il Carabiniere confessa e accusa i colleghi

Fondamentale nella formulazione dell’accusa la testimonianza del maresciallo Casamicciola che nel primo processo aveva negato la possibile implicazione dei carabinieri nella morte del ragazzo. Da quel momento la verità è cominciata a trapelare nel febbraio del 2017 i Carabinieri accusati vengono sospesi dal servizio. Ieri, 11 ottobre 2018, il carabiniere Francesco Tedesco ha finalmente confessato di aver pestato Cucchi ed ha accusato gli altri due colleghi. La testimonianza è stata fondamentale per confermare le accuse di omicidio preterintenzionale a loro carico.

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