Dopo il crollo del ponte a Genova, alcuni hanno criticato il lavoro fatto dall’architetto Riccardo Morandi, il figlio però lo difende e spiega che i lavori di manutenzione non sono stati fatti seguendo il progetto originale.
Dopo un disastro come quello accaduto ieri a Genova è quasi naturale cercare le ragioni di un crollo che è costato la vita a molte persone. Tra le tante ipotesi avanzati nella giornata di ieri c’è anche quella che il ponte sul torrente Polceveri fosse stato progettato male e che proprio per questo necessitasse di un continuo lavoro di manutenzione. Un’ipotesi questa che il figlio dell’architetto, Maurizio Morandi, respinge con decisione dicendo: “Il ponte sul viadotto dell’A10 ha subito diversi interventi di adeguamento nel corso dei decenni, che non hanno più riguardato l’attività di mio padre”.
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Maurizio Morandi, figlio di Riccardo, ovvero il progettista del ponte sul viadotto costruito ieri caduto, ha spiegato come il ponte fosse stato pesantemente modificato nel corso di questi decenni: “E’ stato costruito negli anni ’60, e ha avuto una serie di riorganizzazioni e di manutenzioni negli anni successivi, anche dopo la morte di mio padre, avvenuta nel 1989”, spiega il professore ordinario di Urbanistica all’università di Firenze a ‘La Repubblica’.
Quindi quando gli fanno presente che gli esperti in questo momento si dividono, ma che la maggior parte è concorde nel non attribuire colpe a Morandi, il figlio sposa questa versione dei fatti, aggiungendo: “La manutenzione non ha mai riguardato lo studio Morandi, il ponte era poi monitorato per flussi di traffico che oggi sono cambiati”, e conclude dicendo che spera che non ci sia un tentativo di infangare il buon nome della famiglia.
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