Vando Fossati denuncia al ‘Corriere’ la sepoltura del fratello morto per Coronavirus. Il comune ha agito senza contattare la sua famiglia.
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Era il periodo di maggiore caos e timore ed i medici della struttura non riescono a mettersi in contatto con i familiari. Così dopo 5 giorni, seguendo la disposizione approvata dal Comune poco tempo prima, la salma viene portata al campo 87, quello per i morti reclamati da nessuno, e sepolto nella fossa 23, tutto all’insaputa della famiglia. La notizia è emersa solo grazie alla caparbietà del fratello, che per giorni ha cercato informazioni su dove si trovasse la salma del fratello senza riuscirci.
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Incaricato dalla cognata, anche lei ricoverata al ‘Fatebenefratelli’ per il Covid, Vando Fossati si mette all’opera per conoscere prima le condizioni del fratello. Per vie traverse scopre che il 19 marzo non è intubato ma attaccato solo al ventilatore. Il 26 marzo, due giorni dopo il decesso, viene a conoscenza per vie traverse (non dall’ospedale e non dal comune) che Gianni è morto. A quel punto comincia a cercare risposte: vuole sapere come può recuperare i beni del fratello, ma sopratutto dove si trova la salma.
Non riceve alcuna risposta ed il 4 aprile, non sapendo più cosa fare scrive al sindaco di Milano Beppe Sala. La notizia della sepoltura, tuttavia, gli giunge da un amico che fa parte dei Radicali, Lorenzo Lipparini, il quale in due giorni riesce a scoprire che Gianni è stato sepolto al Campo 87. Vando è distrutto dalla notizia e prova rabbia: “È un’offesa gravissima che un uomo debba morire ed essere sepolto senza che la famiglia venga informata”; dice al ‘Corriere‘, quindi aggiunge che come sia “inammissibile che un fratello, zio e marito” venga seppellito da solo, “come se la sua famiglia fosse legalmente ‘disinteressata’ alla sua salma e al suo percorso dopo la morte”.