Adriana Valles, nata in Argentina e abbandonata dopo tre anni dalla mamma italiana, ha una storia davvero speciale: scopriamola insieme.
Nata in Argentina il 1° ottobre 1957 e abbandonata dalla mamma italiana a soli tre anni, Adriana Valles ha dedicato tutta la sua vita di ragazza prima, e di donna poi, alla ricerca di un ricongiungimento. Tra l’Italia e l’Argentina è stata protagonista di innumerevoli colpi di scena, fino al drammatico arresto a Buenos Aires durante il regime del terrore instaurato da Jorge Rafael Videla a metà anni ’70 e tristemente noto per i desaparecidos. La sua storia, appassionante come un romanzo, è un esempio di coraggio, determinazione e tenacia.
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La storia di Adriana Valles, titolare del celebre Salone Valles di Ferrara da 39 anni, è raccontata nel libro “Le orme dell’orso” dalla scrittrice Francesca Boari, sua amica di lunga data: “Sono nata a Mendoza in un giorno di autunno su cui si appoggiavano foglie tra il giallo e il rosso in una altalena di vento che accompagnava generoso il mio ingresso”. Perché fare della propria vita un romanzo? “Perché lo era già di per sé – risponde Valles – ed evidentemente perché doveva succedere. Prima è stata solo un’idea poi, parlandone con Francesca, l’idea è diventata racconto e il racconto parole scritte e organizzate da lei sul filo dei miei ricordi, delle mie esperienze, della mia rabbia, della mia riconciliazione, della mia conversione”.
“In un periodo che non riesco a collocare ho creduto di non farcela”, ricorda l’hair stylist. “Arrivati a Ferrara non avevamo niente. La nostra forza e la nostra voglia di vivere, quella sì. Sempre”. Ma su quelle che potevano sembrare macerie lei ha saputo costruire una vita felice, piena di affetti e di soddisfazioni personali e professionali. “Il mio desiderio – rivela a tal proposito Adriana – è dare una speranza a chi si vede perso, a chi non riesce ad immaginare per sé un futuro. La mia storia dimostra l’esatto contrario e questo può essere d’incoraggiamento per molti giovani. E non solo per loro…”. La sua è una storia di dolore e rinascita, di abbandono e di riscoperta. “Anche mio figlio Giacomo, al quale devo buona parte del mio coraggio e che ora mi accompagna da vicino…”.
EDS