Una bella storia emerge una volta tanto dagli Stati Uniti. A raccontarla è la madre di Braysen, bimbo autistico che qualche giorno fa ha dovuto prendere un volo con i genitori per fare ritorno a Houston, in Texas. Saliti sul volo della United Airlines a San Diego, la famiglia si è piazzata nei posti in prima classe con un minimo di ansia per come i passeggeri avrebbero preso le intemperanze del figlio. Infastidito dal volo, infatti, il piccolo Braysen ha cominciato ad urlare e scalciare, togliendosi la cintura e colpendo anche una malcapitata hostess.
Nessuno dei presenti, né il personale di volo né i passeggeri, si è lamentato per il comportamento decisamente vivace del bambino ed anzi tutti quanti sono stati estremamente disponibili nel cercare di farlo calmare. Alcuni dei passeggeri gli hanno fatto vedere delle foto e dei video sullo smartphone, altri hanno cercato di giocare con lui e tutti quanti gli hanno dedicato un minimo di affetto e attenzione. Le hostess non hanno mai smesso di chiedere se avesse bisogno di qualcosa e gli hanno concesso di sdraiarsi nel corridoio con una coperta. Una volta atterrati in Texas, uno dei passeggeri ha consegnato un bigliettino al piccolo Braysen sul quale c’era scritto: “Tu e la tua famiglia siete amati e sostenuti. Non lasciare che nessuno ti faccia sentire un peso, ma solo una benedizione”.
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Piacevolmente sorpresa dall’atteggiamento di sostegno e affetto che i compagni di volo hanno tenuto nei confronti del figlio, la mamma del bimbo ha voluto testimoniare quanto accaduto su Facebook per ringraziarli: “Sono rimasta sopraffatta da tutta questa gentilezza, mi ha fatto venire voglia di piangere. Per la prima volta, le persone sono state molto comprensive e disponibili sull’autismo di Braysen. Tutto questo mi dà molto speranza per il futuro”. Anche il padre del bambino ha scritto qualche parola per testimoniare l’esempio di civiltà e educazione fornito dai passeggeri del volo: “Tutti in prima classe sono stati gentili con lui, chiedevano il suo nome, mostrandogli foto sui loro telefoni. Gli assistenti di volo continuavano a chiederci se avevamo bisogno di qualcosa, assicurandosi che tutti si prendessero cura di lui”.