Questa sera va in onda su RaiTre “Prima che la notte” il film che narra la storia tristemente vera di Giuseppe Fava, giornalista ucciso dalla mafia a Catania proprio il 5 gennaio 1984.
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Giuseppe Fava, detto Pippo, era uno scrittore e giornalista siciliano nato il 15 settembre del 1925 a Palazzolo Acreide in provincia di Siracusa. Dopo la laurea in Giurisprudenza diventa giornalista professionista e inizia a collaborare con diverse testate, come il “Tempo illustrato di Milano, “Tuttosport”, “La Domenica del Corriere” e “Sport Sud”. Fava evolve la propria professione e da semplice giornalista diventa caporedattore e direttore, ma diventa anche drammaturgo, sceneggiatore e scrittore di saggi. Nel 1956 venne assunto dall’Espresso sera dove si segnala soprattutto per alcune interviste a capi di Cosa Nostra.
La sua posizione fortemente in contrasto con la mafia esce fuori soprattutto dall’esperienza della direzione de Il giornale del Sud e poi ancora con l’attività della rivista mensile I siciliani. Il suo articolo più importante si intitola I quattro cavalieri dell’apocalisse mafiosa e collega quattro imprenditori catanesi, Carmelo Costanzo, Gaetano Graci, Mario Rendo e Francesco Finocchiaro al clan del boss Nitto Santapaola con tanto di foto e prove inconfutabili.
Nella sua ultima intervista rilasciata a Enzo Biagi disse: “Mi rendo conto che c’è un’enorme confusione sul problema della mafia. I mafiosi stanno in Parlamento, i mafiosi a volte sono ministri, i mafiosi sono banchieri, i mafiosi sono quelli che in questo momento sono ai vertici della nazione. Non si può definire mafioso il piccolo delinquente che arriva e ti impone la taglia sulla tua piccola attività commerciale, questa è roba da piccola criminalità, che credo abiti in tutte le città italiane, in tutte le città europee. Il fenomeno della mafia è molto più tragico ed importante”.
Pippo Fava venne ucciso alle ore 21.30 del 5 gennaio 1984 con cinque colpi sparati alla nuca mentre si trovava in auto. Inizialmente, l’omicidio fu incredibilmente derubricato a delitto passionale e solo dopo diversi anni e varie vicissitudini giudiziarie si arrivò finalmente alla verità e alla condanna per la sua morte all’ergastolo il boss mafioso Nitto Santapaola, mandante dell’omicidio, Marcello D’Agata e Francesco Giammuso come organizzatori dell’attentato, e Aldo Ercolano come esecutore materiale assieme al reo confesso Maurizio Avola.