Per contagiarsi è necessario entrare in contatto con i fluidi corporei di un malato ed il contagio avviene soltanto quando i sintomi sono espliciti. Non è un virus respiratorio come quello dell’influenza quindi è più facile isolarlo. Il periodo di incubazione varia dai 2 ai 21 giorni. E’ un virus molto aggressivo,(la mortalità è tra il 50% e il 90%) ma propria la sua aggressività è un suo limite: uccide infatti ancor prima di riuscire a contagiare un altro individuo. Questa permette che una volta isolati i soggetti malati l’epidemia si fermi. Al momento non esistono vaccini. Soltanto cure di supporto come trasfusioni e farmaci antiemorragici. Sono allo studio però dei vaccini e dei farmaci e quindi in un futuro non troppo lontano potrà esserci una cura per l’Ebola.
“L’Italia è già allertata, ma non è un Paese a rischio“. Lo ha affermato l’epidemiologo Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto Scientifico Nazionale per le malattie infettive ‘Lazzaro Spallanzani’ di Roma in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera. Il vantaggio che abbiamo è che non esistono voli diretti verso i Paesi colpiti dal contagio. Eventuali passeggeri malati prima di arrivare in Italia dovrebbero quindi fare scalo in altre città europee dove sono stati già predisposti screening strettissimi per identificare eventuali soggetti malati. In ogni caso le autorità aeroportuali sono allertate e chi dovesse sbarcare con sintomi sospetti verrebbe subito identificato e sottoposto a controllo sanitario obbligatorio. Una procedura efficiente in vigore dal 1995 su tutto il territorio Nazionale gestita dal Ministero della Salute. Il rischio paventato è che un malato possa giungere dai noi attraverso gli sbarchi di immigrati a Lampedusa o su altre nostre coste. Un allarme ingiustificato per via oltre che di tutti i rigorosi controlli di cui l’Italia dispone della tempistica: l’incubazione è rapida mentre il viaggio per giungere da noi via mare è molto lungo. Un comunicato del Ministero dipana ogni dubbio: “Riguardo le condizioni degli immigrati irregolari provenienti dalle coste africane via mare, la durata di questi viaggi fa sì che persone che si fossero eventualmente imbarcate mentre la malattia era in incubazione manifesterebbero i sintomi durante la navigazione e sarebbero, a prescindere dalla provenienza, valutati per lo stato sanitario prima dello sbarco, come sta avvenendo attraverso l’operazione Mare Nostrum». .