Innanzitutto un aggiornamento sui fatti. Nella nottata la polizia ha ripreso il controllo di Piazza Taksim, i manifestanti si sono ritirati nel parco e attualmente i camion della nettezza urbana stanno ripulendo la piazza. Ma tutto ciò ha solo l’aria di essere una tregua: il discorso del premier Erdogan al parlamento in cui ha parlato di ‘tolleranza zero’, la censura messa in atto dal Consiglio Supremo della Radio e della tv che ha multato piccole emittenti per aver trasmesso immagini della protesta e la sempre più crescente indignazione dell’opinione internazionale, fa supporre che si tornerà agli scontri. Intanto le Nazioni Unite chiedono alla Turchia di rispettare il diritto alla libertà di manifestare e riunirsi e di cercare il dialogo con chi protesta.
Questi i fatti. Tornando alla domanda ‘è il caso di andare in vacanza in Turchia?‘, c’è da dire che piazza Taksim non è piazza Tahir, ovvero che quello che sta avvenendo ora in Turchia non è la stessa cosa – sia sotto il profilo ideologico che della sicurezza – della primavera araba dell’anno scorso. Il portale del Ministero degli Esteri ‘Viaggiare Sicuri’ non pone alcun particolare limite a viaggi in Turchia, semplicemente invita i connazionali a prestare massima prudenza e di evitare i luoghi in cui si stanno svolgendo manifestazioni. In altre parole non c’è un aumentato rischio di attentanti terroristici o una reale possibilità di una guerra civile, ma c’è ‘solo’ la concreta possibilità, se non evitate accuratamente alcune zone, che possiate ritrovarvi investiti da gas lacrimogeni o che finiate in scontri fra polizia e manifestanti. Insomma se decidete di confermare il vostro viaggio in Turchia siate consci che state andando a visitare un Paese in fermento con tutto quello – da scioperi improvvisi a sit in di protesta – che questo può significare.