Antonio Iovine, chi è il boss del clan dei Casalesi: storia e vita privata

Antonio Iovine è un mafioso italiano, ora collaboratore di giustizia. Ecco tutto quel che c’è da sapere sul suo conto.  

Alzi la mano chi non ha mai sentito anche solo distrattamente il nome di Antonio Iovine. Il noto mafioso italiano – insieme a Michele Zagaria e Francesco Schiavone uno dei principali boss camorristici del clan dei Casalesi – ricorre spesso nelle cronache nazionali, soprattutto dopo che è diventato un collaboratore di giustizia. Conosciamolo più da vicino.

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L’identikit di Antonio Iovine

Antonio Iovine è nato a San Cipriano d’Aversa (Caserta) il 20 settembre 1964. Ha cominciato molto presto la sua carriera criminale: il soprannome ’o Ninno (il Bambino) gli venne affibbiato proprio perché arrestato in giovane età. Proviene da una famiglia di tradizione camorristica: suo fratello Carmine è stato ucciso nel 1994, sua sorella Anna è stata arrestata per estorsione; Mario Iovine, braccio destro di Antonio Bardellino e suo parente, è stato ucciso in Portogallo nel 1991.

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Antonio Iovine si è reso latitante nel 1996 ed è stato inserito nell’elenco dei trenta ricercati più pericolosi d’Italia. Il 19 giugno 2008, nel processo d’appello del maxi-processo Spartacus, è stato condannato in contumacia all’ergastolo, insieme con altri componenti del clan dei Casalesi. Il 17 novembre 2010 è terminata una latitanza durata 14 anni, con un arresto eseguito dagli uomini della Squadra Mobile della Questura di Napoli in un covo a Casal di Principe, nella quinta traversa di via Cavour, in casa di Marco Borrata, considerato un suo fiancheggiatore.

Dopo l’arresto, Iovine è stato trasferito nel carcere di Badu ‘e Carros (Nuoro), lo stesso dove era detenuto anche Attilio Cubeddu, in regime di 41 bis. Il 6 dicembre 2010 ha avuto un riservatissimo colloquio con il Procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso. il quale smentì le voci di un pentimento del boss. Solo nel maggio del 2014 Iovine decide di pentirsi e di collaborare con la Procura della Repubblica di Napoli ricostruendo il complesso delle attività e dei rapporti del clan dei casalesi, dalla gestione delle attività criminali, alle guerre fra clan ai rapporti con esponenti politici.

Iovine ha rivelato di aver corrotto un giudice tramite il suo ex avvocato Michele Santonastaso per ottenere l’assoluzione nei processi per gli omicidi di Nicola Griffo (30 anni in primo grado, assolto in appello in cambio di 200 milioni di lire) e di Ubaldo e Antonio Scamperti (ergastolo in primo grado, assolto in appello). Con le stesse modalità sarebbe stato assolto anche l’altro boss Michele Zagaria, il quale si sarebbe però rifiutato di dare i 250.000 euro a Santonastaso perché, a suo dire, l’assoluzione non sarebbe dipesa dal suo intervento. I magistrati hanno poi chiesto la sua assoluzione nel processo per le intimidazioni allo scrittore Roberto Saviano e alla giornalista Rosaria Capacchione perché “non c’è la possibilità di dimostrare la sua colpevolezza”.

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