L’ambulanza della morte, nuove testimonianze a Le Iene: cosa è successo davvero

Le Iene tornato a denunciare il caso dell’ambulanza della morte. Gli inviati sono tornati a Biancavilla. Ecco cos’è successo. 

Si torna a parlare dell’ “Ambulanza della morte”. Emergono nuovi dettagli e testimonianze. A fare da contrappeso c’è però il problema dell’omertà e la paura di denunciare.

Il programma targato Mediaset aveva affrontato più volte le vicende legate a questo fatto. Al servizio era stato seguito un processo che continua ad andare avanti, ma la paura di denunciare è ancora tanta. Scopriamo cos’è emerso in questa nuova indagine.

Le Iene: nuovi dettagli sull’ “Ambulanza della morte”

Una vicenda che aveva scosso profondamente l’opinione pubblica, lasciando tutti a bocca aperta. Un’ambulanza privata trasportava malati terminali dall’ospedale del paese alle case dei pazienti. Era proprio in questo mezzo di trasporto che avvenivano gli orrori. In base alle testimonianze degli informatori intervistati dalle Iene, i colpevoli avrebbero iniettato aria nelle vene dei malati.

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Un sistema messo a punto dai clan mafiosi di Andrano e Biancavilla. Nel trasporto verso casa, l’iniezione causava il decesso per embolia gassosa. Lo scopo era lucrare sulla morte per ottenere circa 200 o 300 euro.

 

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Sempre dal servizio de “Le Iene” emergerebbe come molte persone abbiano paura a denunciare le vicende. Il pericolo di ritorsioni avrebbe portato i parenti delle vittime a tacere.

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Per quanto riguarda il Presidio Ospedaliero di Bancavilla, nessuno sarebbe stato a conoscenza del fatti. I principali imputati dell’inchiesta sono Davide Garofalo e Agatino Scalisi. L’udienza che si era tenuta a febbraio di quest’anno aveva visto il pubblico ministero, Andrea Bonomo, chiedere per Garofalo 30 anni di carcere.

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Bonomo avrebbe tenuto conto dell’aggravante della minorata difesa delle vittime, ma non avrebbe ritenuti sussistenti le aggravanti relative alla crudeltà e all’uso di mezzi insidiosi. Ecco perché non è stato chiesto l’ergastolo. A peggiorare la posizione dell’uomo ci sarebbe l’accusa di estorsione, aggravata dal metodo mafioso, nei confronti dell’impresa di pompe funebri di Orazio, Giuseppe e Luca Arena. Per quanto riguarda Agatino Scalisi, l’uomo ha scelto il rito abbreviato per il quale si è in attesa di sentenza.

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