Danilo Poci racconta di essere stato costretto a chiudere la sua attività, vicina al poligono di tiro del monte Ciurlec
La vicenda accaduta due giorni fa a Vivaro, dove per errore una cannonata ha distrutto un allevamento di galline, non è l’unico caso di esercitazioni finite male. Testimone di altre vicende simile è Danilo Poci, allevatore di conigli di Valeriano, sulle rive del Tagliamento: “Trentasette anni fa a me ammazzavano i conigli, nel secondo poligono italiano dopo capo Teulada”, ricorda l’allevatore. A me i militari hanno distrutto un allevamento – prosegue Poci – mi hanno costretto al fallimento e a dormire in un fienile. Ma quel che ancora è peggio, dopo tanti anni di battaglie non sono riuscito ad avere un solo euro di risarcimento. Ne hanno combinate di tutti i colori pur di non darmi quello che mi spetta. Adesso mi sono rivolto al presidente Mattarella, la mia ultima speranza”.
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Pordenone, conigli presi a cannonate
La storia sembra da film tra il comico e il drammatico. Poci aveva denunciato i pericoli ma non riuscito mai ad ottenere nulla, fino a quando il suo allevamento e la casa sono stati distrutti. “Ho sbattuto contro un muro eretto dalle Forze Armate. Io li accusavo di uccidermi i conigli e loro mi dicevano di andarmene, di spostare l’allevamento nelle retrovie. In pratica di emigrare perché dovevano fare i loro tiri al bersaglio”. Poi Poci va al racconto più dettagliato: “L’Esercito sparava dal fiume verso monte Ciurlec, a 8 chilometri di distanza. Sulla linea di tiro, a 700 metri dal punto di sparo, c’era l’allevamento con la casa. Un giorno ero rimasto a casa con la febbre. Sento uno scoppio tremendo, penso sia esploso qualcosa dentro la casa. Invece erano i cannoni in azione. Nell’allevamento trovo i conigli paralizzati, con la schiena spezzata, i piccoli schiacciati dalle fattrici”.
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In pratica i conigli dallo spavento iniziavano a saltare dallo spavento per lo scoppio dei cannoni fino a morire o a rimanere paralizzati. E così fino a quando ha dovuto eliminare l’attività.
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