Mancano i vaccini ma c’è un paradosso: l’Europa ha esportato 34 milioni di dosi

Insorgono le polemiche nei Paesi membri dell’Ue dopo che è emersa la cospicua esportazione di vaccini di questi mesi.

Il premier Draghi ha bloccato l’esportazione di 250mila dosi di vaccino AstraZeneca dall’Italia all’Australia e questo bando è stato approvato dall’Unione Europea. A sorpresa perché nonostante dalla fine di gennaio ci sia un regolamento europeo teso alla valutazione e all’accettazione  dell’esportazione, finora nessuno dei Paesi membri dell’Ue si era opposto autonomamente. Sin da quando a febbraio sono cominciati i problemi di approvvigionamento di dosi di vaccino, con le Big Pharma che si sono dimostrate incapaci di rispettare gli accordi presi con l’Unione Europea, l’esportazione delle dosi di vaccino ai Paesi extra europei è sembrata un paradosso.

Da settimane si discute su come affrontare la problematica della carenza di scorte e dunque superare l’impasse che ha rallentato i piani vaccinali di tutta l’Europa. Per tutto marzo la fornitura non tornerà a regime e si spera che la carenza possa risolversi a partire dal mese di aprile. Speranza che viene intaccata giorno dopo giorno dalle notizie che giungono dalle aziende farmaceutiche: pochi giorni fa Jhonson&Jhonson, azienda che avrebbe dovuto rimpolpare le dosi di vaccino a disposizione, ha dichiarato che non riuscirà a consegnare le 55 milioni di dosi promesse all’Ue per il secondo trimestre. Per sopperire alla mancanza di dosi, vari Paesi europei (Italia compresa) stanno discutendo con la Russia per la produzione in loco del loro vaccino Sputnik V.

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Vaccini, il paradosso dell’esportazione fuori dall’Europa

Una strada, quella di colloquiare con la Russia (o la Cina), che l’Unione Europea non è intenzionata a percorrere, sicura che solo gli Stati Uniti e l’Europa siano in grado di fronteggiare la pandemia e la produzione di vaccini in maniera efficace. Come detto, però, in questi giorni emerge con maggiore fragore il paradosso delle esportazioni. Gli Usa, su volontà di Biden, hanno bloccato l’export e non sembrano intenzionati all’apertura. La Gran Bretagna non l’ha fatto ufficialmente, ma ha sottoscritto un accordo con AstraZeneca con il quale impedisce all’azienda di esportare qualora non sia in grado di soddisfare gli accordi presi con il governo inglese.

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L’Unione Europea, invece, in questi mesi ha esportato 34 milioni di dosi di vaccino ai Paesi extra europei, autorizzando 249 richieste di export su 258, e sembra intenzionata a non bloccarla. La linea politica dell’apertura all’export si spera possa servire a convincere gli Stati Uniti ad aprire a sua volta alle esportazioni e a consentire dunque alla macchina globale di vaccinazione di funzionare per tutto il mondo (e di accelerare in maniera decisa in Europa). Il rischio è che l’apertura degli Usa rimanga solo una speranza e non un fatto concreto e che dunque esportare le dosi di vaccino fuori dall’Europa diventi controproducente per gli stati membri.

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