L’ultima videochiamata di Patrizia Coluzzi al marito: “La bimba è lì sul letto”

L’ultima videochiamata di Patrizia Coluzzi al marito, prima dell’omicidio della figlia piccola, è da brivido. Lei oggi è ricoverata in psichiatria.

Quando i Carabinieri di Abbiategrasso sono riusciti ad entrare nella casa di Patrizia Coluzzi, mamma della piccola Edith, in Via Mameli, hanno trovato una scena devastante. Tutte le porte sono state chiuse dall’interno e le tapparelle abbassate. Sulla testiera del letto era appeso un biglietto, uno di molti: “Scusa piccola ma non potevo permettere che restassi nelle sue mani sola”, c’è scritto sopra. I biglietti sono in totale undici: due hanno solo scarabocchi, su alcuni ci sono scritte scuse rivolte ai figli gemelli avuti dal precedente matrimonio. Poi due volte la parola “Stanca!”, e un messaggio rivolto proprio alla piccola Edith “L’ultimo viaggio con te piccolo amore indifeso. Scusa”. Uno indirizzato all’ex marito recita: “Eravamo così belle per te stasera e un’altra volta ci hai abbandonato”, e poi l’ultimo: “Affonda la lama. Ormai non ci farai più male”. Sul pavimento sono sparsi cinque coltelli e un taglierino dalla lama sottile, l’arma che la Polizia ritene sia stata usata da Patrizia Coluzzi per tagliarsi i polsi e le braccia. Il corpo della bambina, Edith, di soli due anni è ancora nel lettino. Sul caso sono state scritte otto pagine di provvedimento di fermo nei confronti di Patrizia Coluzzi, arrestata per omicidio volontario.

Patrizia Coluzzi, dopo l’omicidio della figlia ricoverata in psichiatria

I Carabinieri sono riusciti ad entrare in casa all’una di notte di lunedì 8 marzo, circa quattro ore dopo l’omicidio. Secondo il medico legale, infatti, Edith è morta alle 22:30 e alle 22:10 di quella notte era ancora viva. Lo testimonia una videochiamata drammatica che la 41enne Patrizia Coluzzi ha fatto all’ex marito: durante la chiamata la donna mostrava Edith che dormiva nel suo lettino e chiedeva all’uomo: “Allora vuoi proprio farle del male? Non vuoi proprio capire un ca…!”. Poi più niente.

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La seconda telefonata è iniziata a mezzanotte e mezza, dopo l’omicidio. “Sei libero, sei libero. Ora puoi dedicarti al tuo bar, alle tue cazzate. Edith non c’è più” diceva Patrizia. La 41enne oggi è ricoverata nel reparto di Psichiatria dell’ospedale Fornaroli di Magenta, a Milano, dove i medici la tengono sedata e la polizia non abbandona la sua porta. Gli esami tossicologici non hanno individuato tracce di alcol o droghe nel suo corpo al momento dell’omicidio, ma gli inquirenti sospettano che la donna abbia assunto forti dosi di sedativi dopo aver cercato di tagliarsi superficialmente le vene.

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Il pm Valli e l’aggiunto Mario Venditti hanno spiegato: “L’atteggiamento della donna anziché denotare la disperazione di una madre per la perdita della figlia, sembra suggerire il compiacimento per la vendetta inflitta in tal modo al marito reo di non voler proseguire la relazione con lei”. Oltre ai biglietti adesivi in camera da letto i carabinieri hanno trovato anche una cartelletta con dentro vari fogli scritti: “Scusate non sono abbastanza forte, non riesco a tollerare un altro abbandono da chi aveva promesso di proteggermi e invece mi ha fatto del male. Non ce la faccio”. Poi una busta di plastica con la fotocopia della richiesta di archiviazione di una delle denunce che la donna aveva presentato per maltrattamenti nei confronti del marito, una delle tante archiviate dai magistrati perché totalmente infondate.

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