Il caso di Lara Lugli, la pallavolista senza stipendio perché incinta

Lara Lugli, la pallavolista senza stipendio. Nella stagione 2018-19 il Volley Pordenone non paga l’ultima mensilità e la cita in giudizio

Lara Lugli – foto da Facebook

Un caso clamoroso sul quale i media tornano proprio in prossimità della festa della donna. Si è parlato tanto in queste ultime ore dei diritti delle donne e della parità di genere che ancora trova difficoltà ad affermarsi in maniera piena e soddisfacente. E’ balzato alle cronache, così, il caso della pallavolista Lara Lugli, 41enne schiacciatrice del Volley Pordenone. La ragazza nella stagione 2018-19 è rimasta senza stipendio a causa della sua maternità. La squadra in cui milita aveva ottime possibilità di promozione dalla B1. Nel mese cruciale della stagione, però, vale a dire a marzo, la ragazza rimane incinta. Nei contratti della pallavolo femminile non esiste alcuna tutela. Così, la soluzione adottata solitamente è quella drastica della rescissione contrattuale. In sostanza, chi resta incinta rimane senza stipendio. Essere mamma diventa una penalizzazione economica e sociale.

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Il caso incredibile di Lara Lugli

La storia di Lara Lugli viene citata perchè non è terminata con la “semplice” rescissione. La giocatrice aveva inviato una ingiunzione di pagamento per l’ultima mensilità non ancora riconosciuta dal club. Intanto, per lei, purtroppo, la gravidanza non arriva a buon fine. Oltre al dispiacere per la gravidanza interrotta, ad aprile, a due anni di distanza dalla rescissione contrattuale, Lara si è vista citare in giudizio dal suo ex club per danni. La società ha così motivato l’azione: “Vendendo prima la sua esperienza con un ingaggio sproporzionato e nascondendo poi la sua volontà di essere madre. Una scelta che ha portato la squadra a doversi privare di lei a stagione in corso, perdendo di conseguenza molti punti sul campo e infine anche lo sponsor“.

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La giocatrice ha così denunciato tutto via social: “Non pensavo di suscitare questa ondata di reazioni. Ci ho pensato prima di rendere nota la citazione per danni e l’ultimo capitolo della mia vicenda personale, ma ho presto capito che non era un tema sul quale si poteva passare sopra ed essere indifferenti. Non tanto per me, quanto per le tante ragazze che in queste condizioni spesso rinunciano a reagire. I rapporti con la società erano buoni ma, nonostante le continue richieste da parte del mio avvocato, e la conseguente ingiunzione, nessuno mi ha poi chiesto di tornare a giocare. L’atto di citazione per i danni mi ha ferita profondamente“.

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