Zona rossa, l’allarme di Bertolaso: “Presto tutta l’Italia sarà così”

Tutto il Paese rischia di finire in zona rossa, ad eccezione della Sardegna che rappresenta una felice eccezione. Bertolaso spiega il perché.

zona rossa lockdown Italia Bertolaso
Zona rossa lockdown Italia Bertolaso Foto dal web

Zona rossa da nord a sud: è il drammatico quadro dipinto da Guido Bertolaso per l’immediato futuro. L’ex capo della Protezione Civile, attuare consulente per la gestione dell’emergenza pandemia nelle regioni Lombardia, Marche, Sicilia e Umbria, non è affatto ottimista. Secondo la sua opinione a stretto giro l’interno Paese entrerà in un nuovo lockdown totale.

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Difatti il sistema di catalogazione del rischio adottato dal Governo prevede l’attuazione delle restrizioni massime in zona rossa. E se ci finirà l’Italia tutta, questo equivarrà per l’appunto proprio ad una chiusura completa, come avvenuto da marzo a maggio del 2020. L’unica eccezione è rappresentata dalla Sardegna, che addirittura è diventata zona bianca. Sull’Isola infatti l’incidenza del virus è calata di molto, fino a raggiungere una media di meno di 250 casi ogni centomila abitanti. “Invece la Lombardia continua ad essere il territorio più esposto, anche alla luce di quanto successo negli scorsi mesi”.

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Zona rossa, Bertolaso pessimista: “Situazione molto difficile”

Secondo Bertolaso, che ha parlato a margine di una conferenza stampa avvenuta al Pirellone, la campagna di vaccinazione iniziata subito dopo Natale dovrà necessariamente acquisire vigore. “E si può fare molto di più, anche protestando con l’Unione Europea”. La situazione è diventata molto difficile, non dissimile a quanto abbiamo visto dodici mesi fa.

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Ci sono attualmente 57 persone infette ricoverate all’ospedale di Milano Fiera, appositamente aperto in primavera per accogliere i malati affetti da Coronavirus. La struttura ha aperto di nuovo verso fine ottobre. Ma Bertolaso critica anche il sistema di prenotazione per il vaccino, cominciato poco dopo la metà di febbraio in Lombardia. “Continua a funzionare male. Nel frattempo abbiamo le province di Brescia e Bergamo sotto stretta sorveglianza e tutti i reparti di rianimazione delle strutture lombarde pieni”.

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