Il dramma dello chef Giancarlo Morelli: incidente gravissimo, 4 mesi di ricovero

A distanza di oltre un anno dall’incidente che poteva costargli la vita, lo chef Giancarlo Morelli racconta quella terribile esperienza.

Il 9 gennaio 2020, Giancarlo Morelli cade mentre sta sciando e si schianta contro le transenne che delimitano la pista da sci della Boé, a Corvara. L’impatto è stato violentissimo: Giancarlo rimedia una frattura esposta alla gamba sinistra e a tre vertebre del collo. Ci è mancato poco che il midollo non uscisse e che rimanesse paralitico a vita. Portato d’urgenza in ospedale, lo chef è stato operato per 9 ore. Tutto è andato per il meglio e nei 4 mesi successivi è rimasto in clinica per la riabilitazione. Per settimane è stato incapace di muoversi, parlare e vedere in modo corretto.

A distanza di oltre un anno Giancarlo è tornato in pista e può dire di avere una seconda chance. Intervistato dal ‘Corriere della Sera‘, lo chef spiega di non ricordare l’incidente, ma solo il momento in cui sono giunti i soccorritori: “Mi manca un pezzettino di me stesso: non ricordo la caduta né la discesa precedente. So solo che quello, per me, è un falsopiano facile, perché è dove mio padre mi portava a sciare da bambino”.

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Giancarlo Morelli: “Prima era tutto scontato, adesso mi sveglio al mattino contento”

Morelli è consapevole di aver avuto fortuna e che sarebbe bastato un nulla perché quell’incidente divenisse la fine della sua carriera o della sua vita: “Oggi ho sei chiodi di titanio nel collo e cinque tra il ginocchio e il piede. Per un millimetro non è uscito il midollo, altrimenti adesso sarei paraplegico, oppure morto”. Un miracolo, anche se lo chef preferisce ritenerlo un lavoro di squadra ed eroico da parte dei medici che lo hanno operato e che gli hanno salvato la vita: “Credo nell’uomo più che nei miracoli. E il dottor Broger e il suo team hanno protetto la mia vita come se fosse la cosa più importante che avevano da fare”.

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L’essere tornato in carreggiata è merito dei medici, dei fisioterapisti, dello psicologo e di amici e famiglia, che hanno fatto di tutto per coinvolgerlo nelle attività di tutti i giorni e farlo sentire indispensabile anche da un letto d’ospedale. Questa esperienza è stata per lui un insegnamento, oggi non dà più nulla per scontato ed ha eliminato dalla quotidianità il superfluo: “Quello che mi è successo lo prendo come una lezione. Mi è servito per capire che le cose che contano sono poche: la serenità interiore, il rapporto con le persone, essere utile a qualcuno. Ho allontanato le stupidaggini, ora mi sento liberato. Mi sveglio al mattino contento, prima era tutto scontato”.

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