Mario Draghi e il “whatever it takes”: cosa c’è dietro quella frase storica

In veste di presidente della Bce Mario Draghi pronunciò quello che sarebbe diventato il suo discorso più famoso: ecco il retroscena. 

“Whatever it takes”: con una sintesi un po’ estrema si può affermare che Mario Draghi abbia cambiato il corso della storia dell’Unione europea con tre semplici parole, in quello che è poi diventato il più memorabile dei suoi discorsi. L’allora presidente della Banca centrale europea ha salvato l’euro e l’Unione monetaria nel momento più difficile per il progetto comunitario, guadagnandosi anche una voce anche nell’enciclopedia Treccani.

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Le tre parole più memorabili di Mario Draghi

“Nei limiti del nostro mandato, la Bce è pronta a fare qualsiasi cosa – whatever it takes – per salvare l’euro. E credetemi, sarà abbastanza”, scandì Mario Draghi a Londra il 26 luglio 2012, nel bel mezzo di una crisi del debito sovrano che, mettendo sotto pressione i titoli di Stato italiani (con lo spread tra Btp decennali e Bund tedeschi a 520 punti!) rischiava di mandare in frantumi l’eurozona. E il banchiere ebbe ragione: il suo “bazooka” è bastato (almeno finora).

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Mario Draghi era stato invitato dall’allora premier britannico David Cameron a parlare davanti a una platea di investitori alla Lancaster House, nel West End della capitale britannica. Il suo è stato un messaggio forte, che non ha lasciato dubbi sulle intenzioni della Bce. Nel giorno del “whatever it takes” lo spread tra Btp decennale e Bund tedesco è sceso da 520 a 473 punti, e gli hedge fund intenti a scommettere contro l’euro hanno abbassato le armi. La speranza, ora, è che Draghi riesca a compiere un miracolo simile nell’Italia senza governo travolta dall’emergenza pandemica.

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