Pensione a 60 anni per i dipendenti privati: come funziona l’isopensione

Con la Legge di Bilancio 2021, l’Inps proroga lo scivolo pensionistico per dipendenti privati conosciuto come isopensione.

Abbiamo parlato già diverse volte degli scivoli pensionistici prorogati dalla Legge di Bilancio in questo 2021. Sappiamo che è ancora in vigore quota 100, così come si può approfittare di Opzione donna e Ape Sociale. Ci sono poi le opzioni di pensione anticipata per i lavoratori prematuri e quella che viene chiamata isopensione. Con la circolare 227/2021, infatti, l’Inps ha fatto sapere che il governo ha prorogato sino al 2023 la possibilità per i dipendenti privati di andare in pensione con 7 anni d’anticipo.

L’isopensione è stata introdotta nel 2012 dalla Legge Fornero e consiste nella possibilità di trovare un accordo sindacale tra il lavoratore con contratto a tempo indeterminato che abbia raggiunto i requisiti e la ditta che lo ha messo sotto contratto. Questa inizialmente prevedeva che il lavoratore che avesse raggiunto i requisiti contributivi o anagrafici, poteva richiedere il pensionamento anticipato a quattro anni dal raggiungimento della soglia di anzianità. Nel 2017 l’anticipo pensionistico è stato portato a 7 anni per il triennio 2018-2020 ed ora è stato prorogato per il triennio 2021-2023.

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Isopensione chi ne ha diritto

A differenza degli altri scivoli pensionistici, l’isopensione non è una possibilità offerta solamente dallo Stato. Affinché si possa accedere a tale diritto, infatti, è necessario che si verifichino delle condizioni interne all’azienda per cui si lavora. In primo luogo la ditta, con più di 15 dipendenti, si deve trovare in esubero di personale e nella condizione di volerlo rinnovare. A quel punto si stipula un contratto con i sindacati per fare accedere allo scivolo pensionistico quei dipendenti che ne hanno i requisiti: 60 anni di età o 41 e 10 mesi di contributi nel caso delle donne o 42 e 10 mesi per gli uomini.

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Qualora esistano queste condizioni, sarà l’azienda a farsi carico delle mensilità per i 7 anni che separano il lavoratore dal raggiungimento della soglia di anzianità. L’azienda dunque verserà ai dipendenti esodati sia lo stipendio che i relativi contributi. Si tratta di una misura che consente all’azienda di rinnovare il personale e ai dipendenti di mantenere un ingresso fisso anche se non più occupati.

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