Crisi di Governo, se cade i ristori già preventivati sono a rischio

La Crisi di Governo mette a rischio la pubblicazione del nuovo decreto ristori: ecco quali sarebbero a rischio in caso di caduta.

La Crisi di Governo è parzialmente rientrata con l’ottenimento della maggioranza assoluta alla Camera dei Deputati e di quella semplice al Senato. L’ottenimento della fiducia ha permesso a Giuseppe Conte e alla sua squadra di mantenere il controllo dell’emiciclo, ma la situazione è tutt’altro che rientrata. L’uscita di Italia Viva ha infatti fatto perdere la maggioranza nelle commissioni parlamentari, problematica che potrebbe portare ad uno stallo del lavoro di governo.

Qualora non si riesca a trovare un nuovo accordo su un patto legislativo che permetta alla squadra di conte di mandare avanti il lavoro, si dovrà per forza di cose aprire ad un periodo di contrattazione per capire se ci sarà la possibilità di formare un nuovo esecutivo o se si sarà costretti ad indire nuove elezioni. Di fronte a questo scenario sono a rischio anche i decreti già preventivati da tempo, tra cui anche l’atteso decreto ristori in favore dei lavoratori dipendenti, degli imprenditori e delle partite iva.

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Crisi di Governo: quali ristori sono a rischio in caso di caduta

In linea teorica Matteo Renzi ha promesso di appoggiare il decreto ristori, così come aveva promesso di votare lo scostamento di bilancio utile a metterlo in pratica. Il leader di IV ha mantenuto la promessa sullo scostamento e con ogni probabilità manterrà anche quella sul decreto. Attualmente, dunque, sembrerebbe che il decreto, approvato già alle camere non sia a rischio. Lo diventerebbe solo nel caso in cui il governo Conte non riuscisse ad andare avanti.

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Il decreto prevede la spesa di 32 miliardi per sostenere i lavoratori maggiormente colpiti dalla crisi. Grazie a questo si dovrebbe superare il criterio dei codici Ateco e la perdita di guadagni considerata non riguarderebbe solamente i mesi di chiusura ma l’intero anno. Non cambia invece la percentuale di perdita necessaria per usufruire dei bonus, ovvero il 33% del fatturato. Nel decreto è prevista un’ulteriore proroga per il pagamento delle cartelle esattoriale e per la riscossione tramite pignoramento di stipendi o beni immobili. L’idea del governo è quello di spostare la soglia a 24 mesi.

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In progetto c’è anche una nuova rottamazione delle cartelle esattoriali per gli anni 2018-2019 che permetterebbe ai contribuenti in ritardo di pagare senza interessi i debiti con il fisco. Il decreto porta delle modifiche anche sul pacchetto lavoro: verrà prorogato il blocco ai licenziamenti (fissato fino al 31 marzo) ed anche le settimane di cassa integrazione e quelle di cassa in deroga.

Il decreto infine prevede un finanziamento pubblico alla sanità di 3 miliardi da utilizzare per l’acquisto di vaccini e quello di materiale e strumenti. Altri 2 miliardi andrebbero agli Enti Pubblici, mentre 1 miliardo ai Comuni per il potenziamento del trasporto pubblico. Sono previsti fondi anche per la scuola, la protezione civile e le forze dell’ordine, anche se al momento non si conoscono le cifre.

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