Sindrome K, che cos’è e perché ha salvato decine di ebrei dall’Olocausto

La Sindrome K, il “virus buono” che ha salvato uomini e donne dalle deportazioni naziste a dall’Olocausto. Ecco che cos’era.

L’invenzione incredibile di tre medici italiani fu fondamentale per salvare la vita a decine di ebrei dalle deportazioni naziste, seguite alle leggi razziali. Moltissimi hanno scampato i campi di concetramento e l’Olocausto, proprio grazie alla “Sindrome K“.  Il virus buono sarà “protagonista” dello speciale che andrà in onda questa sera su Nove, “Sindrome K – Il virus che salvò gli ebrei“, che conterrà interviste e contenuti esclusivi sull’argomento. Ecco di cosa si trattava e come ha fatto a salvare tutte quelle persone.

La Sindrome K, il virus che ha salvato dall’Olocausto

Una storia davvero da film, che ha dell’incredibGiovanni Borromeo, Adriano Ossicini e Vittorio Emanuele Sacerdotiile. Ma è tutto vero. Sono Giovanni Borromeo, Adriano Ossicini e Vittorio Emanuele Sacerdoti i tre medici italiani dell’Ospedale Fatebenefratelli di Roma che hanno saputo rimanere indifferenti, quando, il 16 ottobre 1943, hanno assistito alla razzia del ghetto di Roma dalle finestre dell’ospedale. I tre dottori volevano fare qualcosa e la loro unica arma era proprio il loro lavoro, la loro vocazione ad aiutare chi è in difficoltà.

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Per riuscire a nascondere alcune decine di ebrei, a rischio deportazione, i tre medici hanno inventato un pericoloso virus chiamato “Sindrome K” o “Morbo K” per spaventare gli ufficiali nazisti delle SS ed allontanarli dall’Ospedale, dove si erano rifugiati gli ebrei. Il nome K era una beffa del famigerato generale Kesserlinge del comandante della Gestapo Kappler. Borromeo, Ossicini e Sacerdoti facevano decine di cartelle cliniche false che documentavano sintomi terribili e molto contagiosi.

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Borromeo ha anche procurato documenti falsi agli ebrei che avevano nascosto e alle loro famiglie. Nel 2004 il medico sarà riconosciuto dal Memoriale della Shoah di Gerusalemme.

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