Morte Antonella, il papà della bimba deceduta per la sfida social: “Mi fidavo”

Il padre della bimba di 10 anni morta per aver aderito alla sfida su Tik Tok, la piccola Antonella, spiega che non la controllava perché aveva fiducia in lei.

La morte della piccola Antonella, bimba di 10 anni di Palermo, deceduta dopo aver aderito alla Blackout Challenge su Tik Tok, ha sconvolto l’intera Nazione. Gli italiani si chiedono come sia possibile che esistano simili sfide da incoscienti, il perché i giovani vi aderiscono e decidano di diffondere video che possono arrivare anche ai più piccoli, persona ancora in formazione e incapaci di comprendere il pericolo o il significato stesso di morte.

Dopo l’accaduto il Garante della Privacy ha bloccato Tik Tok, almeno finché sul social non ci sarà un meccanismo di verifica dell’età che eviti ai più piccoli di farsi un profilo. Tik Tok era già finito sotto la lente d’ingrandimento qualche tempo fa, motivo per cui erano state inserite una serie di limitazioni per gli under 16 finalizzate a proteggere loro ed i loro contenuti dagli adulti malintenzionati.

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Morte Antonella, il papà: “Controllarla? No, mi fidavo”

Dopo un simile accadimento è facile giudicare da esterni. In molti hanno criticato i genitori per aver concesso troppa libertà alla bambina, ma la verità è che nessuno ha il diritto di farlo, poiché nessuno può immaginare qualcosa del genere. Quando si ha un confronto aperto con il figlio, quando si ha fiducia nelle sue capacità di giudizio e nella persona che dimostra di essere ogni giorno, il controllo è qualcosa di cui non si sente la necessità.

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Il rapporto tra genitori e figli vive di delicati equilibri, che si modificano negli anni, si limano nella fase della crescita, della pubertà e dell’adolescenza. Facile dare un giudizio da esterni, meno semplice è prendere decisioni quando si trova a vivere tali situazioni. Complesso è trovare il limite tra il giusto controllo e l’invadenza.

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Inoltre il web è un mondo così articolato e complesso da rendere difficile conoscerne ogni aspetto. Prima di questo tragico episodio di cronaca erano più le persone che non avevano idea di cosa fosse un blackout challenge, di quelle che ne erano a conoscenza. Non sorprende che alla domanda ‘Controllava sua figlia?’, il padre, Angelo, risponda: “Controllarli? Ma se c’è la fiducia, se c’è il dialogo che avevo con mia figlia, non ti metti a controllare”.

La famiglia chiede rispetto del dolore

In questo momento molto delicato l’unica cosa da fare è rispettare il dolore di una famiglia che sta vivendo una tragedia immane, un dolore che potrebbe un giorno coinvolgere altre famiglie. Gli zii della bimba chiedono a gran voce di essere lasciati in pace per poter elaborare il lutto, la zia Smeralda ha detto al Corriere: “Qualcuno si permette di criticare, ma come possono? Rispettate il nostro dolore, siamo distrutti”.

Non bisogna dare la caccia al colpevole, ma trovare una soluzione affinché quanto capitato ad Antonella non si verifichi nuovamente. Bisogna educare i più piccoli ai pericoli celati nel web, spiegare loro la pericolosità di determinati comportamenti, metterli in guardia da chi non si conosce e non tiene al loro bene. Ma anche informare costantemente i genitori, magari con incontri genitori-figli in cui li si aggiorna sui rischi derivanti dalla navigazione in solitaria.

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