Dopo la sentenza della cassazione, l’ex calciatore Michele Padovano racconta il dramma di questi anni in un’intervista al Corriere della Sera.
Gli appassionati di calcio si ricorderanno di lui per i gol con la maglia della Juventus e per le presenze con la nazionale. I tifosi juventini poi avranno un ricordo molto dolce di lui, poiché Michele Padovano faceva parte di quella squadra che nel 1996 portò a Torino l’ultima Champions League della storia del club. Conclusa la carriera agonistica Michele, come altri colleghi, aveva intrapreso un percorso dirigenziale che poi si è interrotto bruscamente.
Il motivo di questa interruzione è stato un arresto avvenuto nel 2006 con l’accusa di spaccio di droga. Per quell’accusa Michele è stato 3 mesi in carcere ed ha affrontato 14 anni di inferno tra aule di tribunale e avvocati. La sentenza di primo grato ha portato ad una condanna di 8 anni e 8 mesi, quella d’appello l’ha ridotta a 6 anni e 8 mesi, mentre poco tempo fa la Cassazione ha stabilito che la condanna è da annullare ed il processo da rifare.
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Michele Padovano: “Adesso gioco la mia partita più importante”
Dopo la sentenza della Cassazione Michele Padovano si sente rinato, poiché per la prima volta dopo lungo tempo riesce a vedere la luce in fondo al tunnel ed ha la possibilità di archiviare una volta per tutte questa vicenda. In un’intervista concessa al Corriere, Padovano ha spiegato: “Non mi sono mai arreso, ma adesso la voglia di combattere è ancora più forte. Oggi per me si sarebbero potute aprire le porte del carcere, invece ho ancora una partita da giocare e da vincere”.
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L’ex calciatore ha successivamente parlato delle emozioni provate dopo la sentenza: “Sento di aver ritrovato la fiducia nella giustizia. Ormai temevo di non avere più speranze, ma in cuor mio non mi sono mai rassegnato. È inaccettabile pensare di finire in carcere da innocente. So che non è finita, ma ho molta fiducia nel nuovo processo d’appello. Sono convinto che riuscirò a dimostrare che non sono un trafficante di droga”.
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Un sentimento di rivalsa forte al quale vuole dare seguito per riscattare il suo nome, slegandolo da una vicenda che gli ha tolto tutto: “Quando sono venuti ad arrestarmi ho pensato che fosse uno scherzo. Non riuscivo a crederci. La mia famiglia è stata distrutta, ma insieme abbiamo trovato la forza di reagire. Ho perso il lavoro e ho dovuto dire addio al calcio, che era la mia vita”.