Moriva 14 anni fa Saddam Hussein: chi era davvero il dittatore iracheno

Durante la seconda guerra del Golfo Saddam Hussein venne ucciso dalle truppe della coalizione, chi era il dittatore iracheno.

Saddam Hussein ha rappresentato una figura di spicco nel Medioriente sin dagli anni ’70, periodo in cui ha partecipato alla conquista del potere in Iraq ed in cui ha passo dopo passo conquistato il ruolo di leader del Paese. La sua morte è avvenuta nel 2006 dopo essere stato condannato a morte per crimini contro l’umanità per la strage di Dujail del 1982 in cui persero la vita 148 sciiti. Saddam chiese di essere fucilato, ma il tribunale non gli concesse questa richiesta e venne impiccato alle 6 del mattino del 30 dicembre 2006.

La cattura e la condanna di Saddam sono state possibili solo grazie all’intervento degli Stati Uniti in Iraq, in quella che venne battezzata come la Seconda guerra del Golfo. L’intervento degli americani fu possibile in seguito all’accusa di possesso irregolare di armi di distruzione di massa come testate nucleari e armi biologiche. Il possesso di un simile armamentario violava i patti internazionali firmati dallo stesso dittatore iracheno anni prima.

L’attacco americano durò all’incirca una ventina di giorni, tempo sufficiente per ottenere la caduta del governo di Baghdad. Nell’aprile del 2003 il presidente George W Bush Junior annunciò la vittoria del conflitto ed il buon esito dell’operazione. Nei mesi successivi iniziò l’occupazione del suolo iracheno, dal quale le truppe americane si sarebbero ritirate solamente nel 2011.

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Saddam Hussein, chi era il dittatore iracheno

Nato a Baghdand il 28 aprile 1937, Saddam Hussein crebbe con un forte desiderio rivoluzionario, un sentimento che negli anni della sua gioventù era molto diffuso nella zona mediorientale. A 20 anni entra a far parte del partito Ba’th e nel 1959 prende parte al tentativo fallimentare di assassinare il generale Quasim e di rovesciare il governo militare. Dopo il fallimento sarà costretto a rifugiarsi in Egitto, Grecia e Contumacia. Il suo ritorno in Iraq avverrà solo nel 1963, dopo la riuscita del colpo di stato nel periodo del Ramadam.

Una volta tornato nella sua città, Saddam decide di riprendere gli studi di Giurisprudenza e nel 1968 ottiene la laurea. Dall’anno successivo comincia l’ascesa al potere: nel 1973 ottiene il ruolo di vicepresidente del governo rivoluzionario e nel 1979 diventa il leader del Paese. Sotto il suo governo l’Iraq conosce un epoca di rinnovamento e occidentalizzazione della società. Viene accantonata la Shaaria e istituito un modello di leggi simile a quelli occidentali.

Nel contempo Saddam sfrutta i proventi dell’industria petrolifera (nazionalizzata dopo il colpo di Stato) per rinforzare l’esercito e tacitare gli oppositori. L’aumento delle truppe e del controllo era in teoria finalizzato a contrastare i tentativi di rovesciamento dello Stato, ma serviva anche per limitare la libertà di parola e di contestazione. Negli anni ’80, inoltre, Saddam cominciò una politica estera espansionistica: prima attaccò l’Iran, perdendo malamente ed essendo costretto a difendere i confini nazionali, quindi l’emirato del Kuwait.

La Prima guerra del Golfo

L’occupazione dell’Emirato causò la repentina reazione degli Usa e della Nato. Le truppe della coalizione scesero in battaglia in Kuwait dopo un mese di bombardamenti e liberarono l’emirato in soli tre giorni, dal 24 al 27 febbraio del 1993. Inizialmente si era pensato di invadere anche Iraq, ma in un secondo momento fu deciso di non spodestare Saddam per non causare un vuoto di potere ed ulteriori guerre intestine nella zona.

Nei 10 anni che hanno separato le due guerre del Golfo, Saddam utilizzò la chance di mantenere il potere reprimendo tutti i tentativi di guerriglia nella zona. Le guerre intestine portate avanti da Hussein furono molto violente e causarono tantissime vittime. Al termine dei conflitti decise dunque di rinnovare la sua figura, diventando un musulmano praticante dopo essere stato il portatore del secolarismo nel Paese. Questo cambio d’immagine gli permise di mantenere il consenso della popolazione e di ottenere quello dei credenti.

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