Moriva il 12 dicembre 2001 Peppino Prisco: chi era il mitico avvocato vicepresidente dell’Inter

Il 12 dicembre del 2001 moriva Peppino Prisco, mitico avvocato e personaggio pubblico diventato vicepresidente dell’Inter.

Gli appassionati di calcio sicuramente si ricorderanno di Giuseppe Prisco, detto “Peppino”, storico dirigente dell’Inter e avvocato di professione. Per tutti gli anni ’90, infatti, l’avvocato è stato ospite fisso dei programmi di approfondimento di calcio. Alla passione per questo sport e specialmente a quella per la sua Inter, Peppino univa competenza ironia ed una verve peculiare che lo faceva amare anche a chi non era tifoso dell’Inter.

L’avvocato, divenuto in decenni di carriera uno dei principi del Foro di Milano, si è spento il 12 dicembre del 2001, esattamente 19 anni fa, ad 80 anni. La sua scomparsa ha colpito tutti i tifosi dell’Inter, il mondo della carta stampata e del giornalismo televisivo, ma anche chi seguiva il calcio ed i programmi in cui aveva imparato ad apprezzarlo. Fan di Giuseppe Meazza e di Ronaldo (Il Fenomeno), Peppino ha fatto in tempo a vedere vincere nuovamente la sua amata squadra dopo anni di digiuno, ma si è perso il ciclo che ha portato agli scudetti e alla Champions League.

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Peppino Prisco, chi era lo storico vicepresidente dell’Inter

Nato il 10 dicembre del 1921 a Milano, Peppino Prisco ha vissuto da bambino e adolescente l’ascesa del fascismo e da ragazzo il periodo terrificante della Seconda guerra mondiale. A 18 anni, nel 1939, si arruolò negli alpini e partecipò alla campagna di Russia come tenente del Battaglione “L’Aquila” del 9º Reggimento alpini 143ª Compagnia. Giuseppe fu uno dei soli 159 alpini rientrati da quella campagna fallimentare e drammatica. Ricevette la medaglia d’argento per il valore militare, ma questo non cancellò mai gli orrori vissuti in Russia. Dalla fine del conflitto in poi Peppino Prisco non si perse nemmeno un’adunata delle penne nere.

Durante la guerra s’iscrisse a Giurisprudenza e nel 1944 prese la laurea. Due anni più tardi s’iscrisse nell’albo degli avvocati. Sempre nel 1946 divenne socio dell’Inter, anno dell’inizio di due percorsi di successo. Se come avvocato acquisì via via sempre maggiori successi e credenziali, all’interno della dirigenza della squadra che amava divenne sempre più centrale: nel ’49 divenne segretario, nel ’50 consigliere e nel ’63 vicepresidente (incarico che mantenne fino alla morte nel 2001). Durante i suoi anni da dirigente la squadra milanese vinse sei scudetti, due Coppe dei Campioni, due Coppe Intercontinentali, tre Coppe UEFA, due Coppe Italia e una Supercoppa Italiana.

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