Cura dei pazienti Covid a domicilio, attenzione alla saturazione

La situazione Covid sta nuovamente peggiorando. I medici di famiglia hanno lanciato l’allarme. Leggiamo tutto quello che sta succedendo.

È di nuovo allarme per quel che riguarda la situazione Covid. I contagi stanno un’altra volta salendo, ed i medici di famiglia della nazione stanno cercando in tutti i modi di correre ai ripari. Uno dei principali problemi sono i pazienti in isolamento domiciliare, che aumentano esponenzialmente.

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Attualmente sono circa cinquecentomila gli italiani positivi al Coronavirus in isolamento domiciliare, un numero a dir poco spropositato da gestire per i medici di famiglia. Senza adeguati strumenti, i medici si sono ritrovati con circa il 95% dei casi totali tra le mani. Di fronte alla situazione, 30 parlamentari hanno presentato con urgenza un’interpellanza al Ministro della Salute, Roberto Speranza. L’argomento principale sono le Usca, Unità speciali di continuità assistenziali.

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In tutta Italia sono state istituite ben 1200 Usca, ma rappresentano ancora un punto critico, sul quale intervenire al più presto. “Sono l’anello di collegamento tra i medici di famiglia e gli ospedali.” ha dichiarato Pina Onotri, il segretario generale Smi. “Sappiamo che in alcune regioni alcune Unità sono partite a macchia di leopardo, ma non abbiamo alcuna informazione. Se serve un’ecografia per controllare i malati con polmonite o un esame ematico per prescrivere l’eparina, l’unica cosa che possiamo fare è mandarli in ospedale. Così salta l’assistenza domiciliare.” ha continuato. “Le Unità di continuità assistenziale avrebbero dovuto fare proprio questo”. Il compito di queste ultime dovrebbe essere quello di alleggerire il carico sulle spalle degli ospedali e dei medici di base, occupandosi proprio dei malati a domicilio.

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Giulio Gallera ha garantito di mettere in funzione in tutta la regione dei Centri diagnostici territoriali per Covid. Questi saranno nelle mani degli specialisti delle aziende sanitarie locali, e aiuteranno a gestire l’emergenza. Lo scopo principale sarebbe quello di “integrare le prestazioni della medicina territoriale con quelle specialistico-ospedaliere”.

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Franco Locatelli, il presidente del Consiglio superiore di sanità, si è espresso in merito. “Quanto più riusciremo a mantenere i malati a domicilio tanto minore sarà il sovraccarico su Pronto soccorso e presidi ospedalieri”. Il problema principale sarebbe quello di riuscire ad identificare i pazienti che realmente necessitano di ricovero. “È fondamentale lo stretto monitoraggio dei parametri vitali, in particolare la saturazione di ossigeno.” ha spiegato Emanuele Nicastri, infettivologo all’Istituto romani Lazzaro Spallanzani.

I farmaci che si sono rivelati efficaci sono al momento tre: l’antivirale remdesivir, il corticosteroide desametasone, e l’anticoagulante anoxaparina. Gli ultimi due possono, sotto ricetta, essere tranquillamente assunti a domicilio. Il paracetamolo è utile soltanto in caso di febbre superiore ai 38 gradi o doori muscolari. Il problema in merito ai farmaci riguarda soprattutto il mix dei medicinali e l’abuso. Nicola Margini, il direttore generale all’agenzia italiana del farmaco, si è infatti raccomandato. “I pazienti a domicilio, nelle fasi iniziali di Covid, non devono abusare di antibiotici e neanche combinare tachipirina e cortisone“.

L’accortezza di base è quella della saturazione. Se è inferiore a 94, è il momento di correre ai ripari e far scattare l’allerta. Per quanto riguarda gli asintomatici, è bene che non assumano alcun medicinale.

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Situazione Covid, allarme per i medici di famiglia

I medici di famiglia stanno lanciando l’allarme per quanto riguarda la situazione Coronavirus. “Gli ospedali scoppiano, i medici di famiglia sono al collasso. La politica si faccia un esame di coscienza”. I medici di base sono allo stremo delle forze, e l’emergenza è oramai di portata enorme. “Siamo lasciati soli in prima linea, soverchiati da un carico di lavoro immenso”.

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