Decreto Ristori, Conte: “Gli italiani per bene non possono condividere le violenze”

Durante la conferenza stampa sul Decreto Ristori, il premier Conte ha spiegato il perché le chiusure previste dal dpcm non possono essere revocate.

Ieri è stata una giornata di duro lavoro per il parlamento e la squadra di governo. I membri dell’esecutivo hanno lavorato affinché il Decreto ristori, misura in cui sono contenute le indennità per i lavoratori colpiti dal dpcm, fosse approvato in giornata e pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Al termine della lunga giornata in parlamento, il premier si è presentato alla stampa insieme al ministro dell’Economia per spiegare il contenuto del decreto e per parlare al contempo del difficile periodo che sta affrontando l’Italia.

Leggi anche ->Coronavirus Italia: 22mila positivi e oltre 200 morti in 24 ore

Il presidente del Consiglio ha specificato che la scelta delle attività da chiudere non è basata certo su una considerazione di tipo meritorio: “Non abbiamo chiuso attività che ritenevamo meno importanti di altre, non ci sono attività di serie A e di serie B”. La curva del contagio corre verso l’alto e l’unica chance di bloccarla prima di un lockdown sanguinoso è quella di limitare le occasioni di socialità.

Leggi anche ->Emergenza Covid: rimandare Capodanno a luglio o agosto, la proposta

Se vuoi seguire tutte le nostre notizie in tempo reale CLICCA QUI

Conte: “Gli italiani per bene non possono condividere le violenze”

In un secondo momento Conte si è soffermato sulle proteste andate in scena in questi giorni ed ha sottolineato come le critiche alle scelte del governo siano legittime: “Le nostre scelte possono essere legittimamente criticate, siamo in democrazia. Ma voglio dire che non abbiamo compiuto scelte indiscriminate”. Conte ripete come le misure messe in atto siano indispensabili per evitare che la curva dei contagi continui a salire.

Infine commenta gli episodi di violenza verificatisi in diverse città italiane: “Credo che tutti gli italiani per bene non possono condividere queste violenze, credo che non abbiano voglia di lasciarsi strumentalizzare. Dove vogliamo andare in questa direzione, la violenza genera violenza”.

Impostazioni privacy