Covid, il duro sfogo della dottoressa: “Stiamo solo rinviando l’inizio di sei mesi di morte”

Una dottoressa specializzanda del Policlinico di Bari racconta la drammatica situazione del suo ospedale e chiede misure di contenimento più dure.

Da settimane ormai sentiamo parlare dei dati sulla curva epidemiologica in Italia. I contagi continuano a salire, ma per fortuna al momento il numero di pazienti in terapia intensiva non è talmente preoccupante da richiedere un lockdown. Questo almeno osservando il quadro generale, quello dell’intera nazione. Ci sono tuttavia regioni e città che stanno vivendo una situazione più complicata rispetto ad altre. In particolare la Campania, il Lazio, la Puglia, la Sardegna e la Sicilia. In queste regioni, infatti, il contagio a marzo e aprile era stato meno diffuso ed il sistema sanitario sottoposto ad uno stress forse inferiore.

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Mentre in tutta Italia i commercianti esasperati dalle difficoltà economiche protestano per la chiusura delle attività, c’è chi all’interno del sistema sanitario ritiene queste misure necessarie ed in alcuni casi insufficienti. Tra queste c’è anche la dottoressa Lucilla Crudele, giovane specializzanda al Policlinico di Bari che nelle scorse ore si è lasciata andare ad uno sfogo sul proprio profilo Facebook. Il suo intento è quello di fare capire a chi non è stato colpito direttamente dalla pandemia che la situazione non è così rosea come potrebbe sembrare.

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Covid, lo sfogo della dottoressa di Bari: “Cosa sarà di noi tra 15 giorni?”

 

Io li ho visti. In questi giorni, non a marzo. I giovani sani, non gli anziani superobesi. Le signore con la manicure…

Pubblicato da Lucilla Crudele su Domenica 25 ottobre 2020

Il lungo post della dottoressa si apre con una testimonianza che smentisce chi dice che al momento la situazione è meno grave che in primavera: “Io li ho visti. In questi giorni, non a marzo. I giovani sani, non gli anziani superobesi. Le signore con la manicure fatta e la piega in ordine, non quelle trasandate di cui pensi che magari sono disattente a loro stesse. Io li ho visti. I figli terrorizzati. Le mamme positive in ospedale con i bambini a casa. I ricoverati a cui nessuno può portare i cambi della biancheria perché tutta la famiglia è in quarantena. E le ho ascoltate le videochiamate che abbiamo ricominciato a fare”.

La giovane si chiede poi cosa succederà quando ci sarà un brusco peggioramento delle condizioni atmosferiche: “Cosa sarà di noi fra 15 giorni? Perché io li ho già visti i 118isti stremati, i colleghi in burnout e gli infermieri a pezzi. La prospettiva è la guerriglia fuori dagli ospedali per un posto letto”. Nella parte finale del post la dottoressa attacca chi avrebbe dovuto programmare e organizzare la situazione attuale, accusandoli di aver pensato piuttosto a fare propaganda politica.

Quindi chiede che si decida di effettuare un lockdown di almeno 15 giorni: “Smettiamola di dire che 15 giorni di #lockdown o restrizioni dure sono la fine della nostra economia perché nel caso stiamo solo rinviando di qualche giorno l’inizio di sei mesi di morte, crisi irreversibile (che non si basa solo sul vostro pareggio di cassa) e disordini sociali”.

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