Domenico Carpita, il medico romano a gennaio consigliava le mascherine: inascoltato

Domenico Carpita, il medico romano già a gennaio consigliava l’uso delle mascherine: nonostante la lettera al Corriere della Sera, nessuno lo ha preso sul serio.

Domenico Carpita è dottore di medicina generale alla Asl Roma 5, docente alla Scuola di Formazione di Medicina del Lazio e da marzo 2020 anche professore incaricato alla Sapienza. Già dai primi giorni del 2020 i suoi pazienti mostravano sintomi di una strana influenza, diversa da qualsiasi altro malanno visto nel corso dei 39 anni di servizio. Oggi il medico ha spiegato che già da gennaio consigliava a tutti di indossare la mascherina chirurgica, ma che nessuno lo ha preso sul serio. Ha raccontato: “Mi sono trovato di fronte a tantissimi casi di una strana influenza che colpiva le alte vie respiratorie. L’influenza classica non provoca raffreddore e sinusite. Invece i miei pazienti avevano il naso congestionato per molti giorni, presentavano tosse secca e difficoltà respiratorie difficili da trattare. Facendo le lastre abbiamo visto l’interessamento interstazionale. Oltre 250 visite in una settimana, una cosa mai vista prima”.

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Domenico Carpita, i primi sintomi di Covid li ha visti a gennaio

I sintomi presentati dai pazienti erano sopratutto naso congestionato, tosse secca, febbre e difficoltà respiratorie. Il dottore Carpita ha subito capito che qualcosa non andava, così si è confrontato con i colleghi e il 10 gennaio ha scritto una prima lettera al Corriere della Sera. Il giornalista Aldo Cazzullo l’ha pubblicata il 19 gennaio, ma le parole del dottore sono passate totalmente inosservate. Domenico Carpita ha spiegato: “In 39 anni di professione mai ne avevo visti così tanti. Così ho deciso di scrivere la lettera al Corriere della Sera che poi è stata pubblicata da Aldo Cazzullo. Invocavo l’uso della mascherina per tutti, dovevamo proteggerci. Invitai anche a evitare di scambiarsi gli auguri di buon anno con gli amici e i parenti: niente baci, niente abbracci, quell’influenza era troppo aggressiva. Sono stato il primo in Italia a farlo quando il Covid ancora non era conosciuto”. Ma quindi perché il consiglio non è stato seguito da nessuno? Secondo il professore nessuno è stato in grado di coglierne la necessità. Ma adesso la situazione è decisamente problematica: “Ho diversi malati in casa che dovrebbero ricevere il tampone. Io non posso farli uscire in macchina con la febbre con un’altra persona accanto. Io penso che se non si fa qualcosa adesso saremo costretti a un’altra quarantena. Se arriviamo con questi numeri alle feste natalizie il lockdown sarà inevitabile. Mancano risorse finanziare per migliorare il sistema”. 

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