Galli sull’aumento dei contagi: “I malati di oggi sono come quelli di aprile”

In una recente intervista l’infettivologo Galli ha parlato dell’aumento dei contagi e smentito chi dice che oggi i malati sono meno gravi.

Dopo la diatriba nata a metà maggio tra chi sosteneva che il virus fosse “clinicamente morto” e chi che la malattia che causava fosse sempre la stessa, c’è chi si è convinto che la situazione fosse ormai diventata tranquilla e chi l’ha sfruttata per attaccare il governo e le scelte caute fatto dopo la fine del lockdown. La polemica è andata avanti sino ai primi giorni di agosto, dopo il numero dei contagi è cominciato a salire e le voci de contestatori si sono assottigliate.

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Oggi l’aumento dei positivi è tornato a farsi consistente, ma per fortuna i numeri dei pazienti ricoverati in terapia intensiva è di molto inferiore a quello di marzo-aprile. La ragione di questa inversione di tendenza secondo alcuni esperti è da attribuire ad una malattia meno grave, per altri solo alla fascia d’età dei soggetti colpiti dal virus. A questa seconda categoria di esperti appartiene il dottor Galli, infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano, che da sempre invita alla cautela.

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Aumento contagi, Galli: “I malati di oggi sono come quelli di aprile”

Ospite della trasmissione ‘Cartabianca‘, l’infettivologo si trova nella scomoda posizione di chi ha sempre tenuta alta l’allerta. Tornando sulla polemica aperta da Zangrillo a maggio, Galli ha dichiarato: “Dovessi togliermi qualche sassolino dalla scarpa… Potrei anche dire che alcuni messaggi eccessivamente rassicuranti in merito a un virus indebolito o una malattia inesistente hanno aiutato coloro che, a livello politico o di comportamento individuale, hanno pensato che non ci fosse più un problema così serio”.

Galli rifiuta nettamente le tesi di chi sostiene che oggi ci si ammali meno gravemente con il coronavirus ed invita i colleghi a farsi qualche giro nelle corsie d’ospedale per appurarlo. Per l’infettivologo il virus e la malattia non sono cambiate: “I malati non differiscono quasi in nulla rispetto a quelli di aprile. Forse ne abbiamo per il momento più giovani e un po’ meno gravi, ma il conto dei decessi e le caratteristiche di chi sta in rianimazione stanno rapidamente colmando la differenza”. Qualcosa, aggiunge a conclusone del proprio intervento, che nessuno avrebbe voluto vedere.

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