Michele Morrone, lo scandalo del film erotico 365 giorni

Michele Morrone è il protagonista del film polacco ‘365 giorni’, una pellicola che ha generato scandalo, scopriamo per quale motivo.

Sono stati anni difficili per la carriera attoriale di Michele Morrone. L’attore italiano, infatti, nel 2018 si trovava in una fase di impasse che lo ha fatto persino pensare di abbandonare il sogno di una carriera dietro la cinepresa. A confidarlo è stato lui stesso in una recente intervista in cui ha spiegato: “Ero in un grave stato di depressione dopo aver divorziato da mia moglie. Ho trovato lavoro come giardiniere in un remoto villaggio di 1000 abitanti perché non avevo più soldi in tasca”.

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Poi per fortuna sono giunte alcune offerte lavorative ed ora il rinnovato successo di pubblico grazie all’interpretazione nel film erotico polacco ‘365 giorni‘. Presentato come la risposta a ‘Cinquanta sfumature di grigio‘, il film presenta una dinamica relazionale simile, con l’uomo prevaricatore e dedito a pratiche sessuali di dominazione e la donna che inizialmente è spaventata e soggiogata dalla sua violenza ma che alla fine riesce a farlo innamorare.

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Michele Morrone, lo scandalo del film 365 giorni

L’intento di diventare una romanzata storia d’amore tra un uomo perverso ed una donna frustrata dalla vita di coppia è in parte fallito. La trama infatti sembra più che altro ricalcare i film erotici italiani degli anni ’70 -’80. Questo si traduce con un risultato meno riuscito dal punto di vista narrativo e di coinvolgimento ma più d’impatto sulle scene erotiche. Numerose sono state infatti le impressioni positive sulla veridicità delle scene di sesso, qualcosa che il film a cui si ispirava non è mai riuscito (o non ha mai voluto) fare.

A far discutere e creare scandalo, tuttavia, non è tanto la qualità della sceneggiatura né la resa esplicita delle scene di sesso, bensì la tematica trattata in sé. La protagonista, infatti, è una donna che viene rapita da un boss mafioso, il quale la tiene segregata in casa e la sfrutta sessualmente. La posizione dei contestatori è espressa con chiarezza dalla cantante britannica Duffy: “valorizza la realtà brutale dello sfruttamento sessuale, del rapimento e dello stupro”. E ancora aggiungeva: “Questo non dovrebbe rappresentare intrattenimento o essere descritto e commercializzato come tale. Non riesco a immaginare come abbia fatto Netflix a non rendersi conto di quanto sia negligente, insensibile e pericoloso”.

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