Fincen Files: scoperto un giro di denaro sporco da 2mila miliardi

Una nuova inchiesta internazionale rivela chi sono i veri boss mondiali del riciclaggio: nei “Fincen Files” la verità su fiumi di soldi sospetti. 

Nome in codice Fincen Files: questa la sigla di un’inchiesta giornalistica internazionale sulle centrali mondiali del riciclaggio di denaro sporco, basata su documenti riservati del Tesoro americano, ottenuti da BuzzFeed News e condivisi con il Consorzio internazionale dei giornalisti investigativi (Icij), e pubblicata dall’Espresso in esclusiva per l’Italia.

Sono oltre 2.100 i rapporti elaborati tra il 2000 e il 2017 dal Fincen (Financial crimes enforcement network), l’agenzia anti-riciclaggio degli Stati Uniti. In gergo si parla di Sar (Suspicious activity report), segnalazioni di attività sospette. In 16 mesi di lavoro, oltre 400 giornalisti di 88 nazioni hanno analizzato bonifici sospetti per un totale di ben 2.099 miliardi di dollari. Un filone dell’inchiesta riguarda in particolare Danske Bank, la banca danese al centro di uno scandalo di riciclaggio da oltre 200 miliardi di euro.

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L’inchiesta Fincen Files che fa tremare la finanza mondiale

Dalle carte emergono fiumi di denaro sporco, incanalati da società offshore, fiduciari-prestanome e banche compiacenti, che hanno arricchito oligarchi russi amici del leader russo Vladimir Putin, uomini del presidente americano Donald Trump, evasori europei, dittatori africani e asiatici, politici sudamericani, trafficanti di droga e armi, criminali di ogni specie, con tesori nascosti nei paradisi fiscali che portano anche in Italia. Il tutto a discapito del gettito discale e delle risorse per finanziare ospedali, scuole e servizi essenziali per i cittadini.

Le cifre complessive dei Fincen Files sono da capogiro: solo Deutsche Bank, al primo posto per numero di segnalazioni, ha gestito operazioni di sospetto riciclaggio per circa 1.300 miliardi di dollari, soprattutto nel decennio d’oro della finanza offshore, quando il colosso era guidato dallo svizzero Josef Ackermann, licenziato nel 2012 dopo svariati scandali. La classifica prosegue con Jp Morgan Chase (514 miliardi), Standard Chartered (166 miliardi), Bank of New York Mellon (64 miliardi) e decine di altri istituti con cifre più basse. I conti bancari italiani venuti a galla riguardano principalmente orafi di Arezzo, imprese petrolifere liguri e aziende lombarde di materiali ferrosi. E questo è solo l’inizio…

EDS

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