Carlo morto a 15 anni di leucemia, la mamma rivela il suo miracolo

Carlo Acutis è morto a 15 anni ed è ritenuto da milioni di persone il “Santo di Internet”, la madre parla del suo miracolo.

La storia di Carlo Acutis è nota alla maggior parte dei fedeli italiani e a molti fedeli in giro per il mondo. Sin da quando è deceduto, infatti, si sono susseguiti dei fenomeni sovrannaturali che i protagonisti accreditano all’intercessione del giovanissimo brianzolo. Questo giovane, già dedito alla carità ed all’aiuto dei bisognosi, è morto a causa della leucemia quando aveva solamente 15 anni. La sua morte risale all’agosto del 2006, ma già oggi la Chiesa cattolica lo ritiene venerabile ed il prossimo ottobre verrà dichiarato beato.

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A dichiararlo venerabile è stato Papa Francesco, dopo aver sentito le decine di testimonianze di fedeli che gli attribuiscono miracoli da tutte le parti del globo e dopo aver conosciuto dettagli della sua giovane vita che dimostrano come il suo cuore fosse già stato toccato da Dio. Le sue spoglie sono state portate ad Assisi come richiesto dallo stesso ragazzo prima della morte. Lo scorso anno, nel corso degli accertamenti per la causa di beatificazione, il suo cadavere è stato riesumato e pare che il suo corpo fosse rimasto incorrotto dopo 13 anni di sepoltura. In quella occasione il suo cuore, ancora intatto, è stato donato alla diocesi di Assisi.

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Carlo Acutis presto beato, mamma Antonia parla del suo miracolo: “Era santo già in vita”

Tra un mese circa Carlo diverrà Beato e partirà l’ultima fase di quel processo che lo condurrà a diventare un Santo della Chiesa cattolica. Intervistata dal ‘Corriere‘, mamma Antonia parla del figlio e di quella naturale propensione verso il sacro che ha cambiato la vita di molti ed anche la loro. La donna è contenta dell’affetto e della devozione che la gente tributa al figlio. Da madre era sicura che il figlio avesse qualcosa di speciale sin da quando era solo un bambino ed ora è contenta che questa eccezionalità venga riconosciuta a livello globale.

Antonia spiega che la fede non è stata frutto di insegnamenti genitoriali: “In vita mia ero stata in chiesa solo tre volte: prima comunione, cresima, matrimonio. E quando conobbi il mio futuro marito, mentre studiava economia politica a Ginevra, non è che la domenica andasse a messa”. La fede nacque in Carlo spontaneamente: “C’era in lui una predisposizione naturale al sacro. A 3 anni e mezzo mi chiedeva di entrare nelle chiese per salutare Gesù. Nei parchi di Milano raccoglieva fiori da portare alla Madonna. Volle accostarsi all’eucaristia a 7 anni, anziché a 10”.

Avendolo osservato per anni, la madre era sicura che la sua santità sarebbe stata presto o tardi riconosciuta: “Ero certa che fosse santo già in vita. Fece guarire una signora da un tumore, supplicando la Madonna di Pompei“. Quando le viene chiesto se non avrebbe preferito averlo ancora in vita, piuttosto che come santo venerato, la donna risponde: “Ho fatto mia l’invocazione di Giobbe: ‘Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore!’. I figli non ci appartengono, ci sono affidati. Sento Carlo più presente di quando era in vita. Vedo il bene che fa. Mi basta”.

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