Incidente Cuneo, il soccorritore: “Mamma disperata abbracciava il figlio morto”

Uno dei soccorritori intervenuto per soccorrere i ragazzi coinvolti nell’incidente di Cuneo ha raccontato quei terribili attimi.

Questa settimana è cominciata con una tragedia automobilistica che ha portato alla morte di 5 ragazzi. L’incidente si è verificato in provincia di Cuneo, a Castelmagno, la notte di San Lorenzo, quella in cui tutti i ragazzi salgono in montagna per vedere le stelle cadenti. Sulla strada di ritorno il guidatore ha perso il controllo del mezzo in una curva a gomito ed il veicolo è precipitato per diversi metri.

Leggi anche ->Incidente Cuneo, ecco chi sono le cinque vittime della tragedia

Le vittime sono il guidatore del mezzo, un ragazzo di 24 anni Marco Appendino, i due fratellini Nicolò ed Elia (17 e 13 anni), Samuele (14 anni) e Camilla (16 anni). Ci sono anche due feriti gravi: Marco 24enne aerotrasportato al Cto di Torino e Danilo 17enne ricoverato all’ospedale Santa Croce di Cuneo. Le altre due ragazze presenti sul veicolo, Chiara e Anna, se la sono invece cavata con delle ferite lievi.

Leggi anche ->Tragedia a Cuneo: auto esce fuori strada, 5 vittime di cui 4 minorenni

Se vuoi seguire tutte le nostre notizie in tempo reale CLICCA QUI

Incidente Cuneo, il racconto del soccorritore

Intervistato dal ‘Corriere della Sera’, uno dei soccorritori, l’esperto Claudio Tomasello, ha raccontato la scena che si è trovato di fronte appena giunto sul luogo: “Quando sono arrivato su, poco dopo mezzanotte, ho visto una donna abbracciata a uno dei ragazzini morti. È rimasta così tutto il tempo. Non diceva niente, lo teneva solo stretto stretto. Accanto a lei c’era il padre, muto”.

Il vigile del fuoco ha spiegato che l’intervento a livello operativo non era complicato, visto che tutti i ragazzi erano stati sbalzati fuori dal veicolo e si trattava solo di recuperarli. Tuttavia la situazione era molto complicata a livello emotivo, non solo perché si trattava di ragazzi molto giovani, ma anche perché c’erano i genitori delle vittime. Durante tutte le operazioni di soccorso, poi, si sentivano le urla di una sopravvissuta: “per tutte quelle ore una ragazza ha urlato disperata davanti a uno dei ragazzetti morti. Continuava a dire ‘è mio fratello'”.

Per quanto abituati ad essere lucidi di fronte a simili situazioni, i soccorritori erano emotivamente devastati. Specie quando hanno dovuto chiedere alla madre di lasciare il corpo senza vita del figlio: “C’era la mamma con quel ragazzino… quando è arrivato il momento di portare via le salme non voleva staccarsi... Bisogna usare tutta l’umanità possibile per parlare a una madre che vuole stare vicino al figlio morto”.

Impostazioni privacy