Coronavirus, aumentano i casi nel mondo: “Rischio seconda ondata”

Superate le 700 mila vittime nel mondo a causa del Coronavirus, la pandemia non accenna a decelerare ed in Europa la situazione peggiora.

La pandemia di Coronavirus non accenna a fermarsi. I Paesi maggiormente colpiti dal virus, Stati Uniti e Brasile, continuano a registrare un migliaio di morti al giorno e ci sono Paesi in cui sono stati registrati nuovi focolai o dove sembra che si corra il rischio di una seconda ondata. Nella giornata di ieri, ad esempio, sono stati registrati 1200 casi e 6 decessi in Giappone, dopo mesi in cui non si verificavano cifre di questo tipo. Stesso discorso per l’Australia, dove sono stati registrati 725 casi in un solo giorno.

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Simili focolai sono stati registrati anche in Europa nei giorni scorsi. La Spagna è il Paese europeo che ha assistito ad un ritorno più consistente di contagi, ma numeri intorno al migliaio sono stati registrati anche in Francia e Germania. Se i focolai non dovessero essere contenuti, il rischio di una seconda ondata in Italia potrebbe diventare maggiormente concreto.

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Coronavirus, Pregliasco avverte: “Rischio seconda ondata concreto”

L’esperto virologo dell’Università di Milano nonché
direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi, Fabrizio Pregliasco, avverte che il rischio di una seconda ondata in Italia è concreto: “Con il peggioramento della situazione pandemica in vari paesi europei, oltre che in Asia e in America, oggi il rischio di una seconda ondata di Covid-19 in Italia diventa più pesante e concreto”.

Il virologo conferma che per il momento l’Italia ha gestito la diffusione epidemica in maniera impeccabile, riuscendo a controllare i focolai che via via si sono diffusi e che erano abbondantemente preventivati. Pregliasco dunque sottolinea che il rischio di una seconda ondata viene attenuato se la soglia di attenzione rimarrà quella di questi mesi. Tuttavia il fattore esterno potrebbe essere difficilmente gestibile: “la situazione esterna all’Italia costituisce un forte pericolo visto che molti nuovi casi di infezione sono di importazione”.

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