Beirut, si aggrava il bilancio delle esplosioni nel porto: coinvolti 2 italiani

Le vittime delle esplosioni nel porto della città di Beirut, in Libano, salgono a 27, e sono oltre 2.500 i feriti. Risultano coinvolti anche 2 militari italiani. 

Le dinamiche delle tremende esplosioni nel porto di Beirut, in Libano, sono ancora tutte da chiarire, ma intanto sale il bilancio di morti e feriti: secondo il ministero della Salute libanese sono rispettivamente 27 e 2.500. E diversi soldati italiani (due dei quali risultano essere tra i feriti) sono in osservazione perché in stato di shock.

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Quella misteriosa colonna di fumo sopra la città di Beirut

La notizia delle esplosioni nel porto di Beirut – città tuttora sovrastata da una di fumo – ha subito fatto il giro del mondo. Stando a quanto appreso finora, quasi tutti i militari italiani coinvolti, feriti e non, appartengono all’unità Joint Multimodal Operations Unit, volta a favorire la cooperazione internazionale e l’integrazione sociale tra i militari italiani e la popolazione libanese. Gravi invece le condizioni di un noto politico libanese, Nizar Najarian, segretario generale del Partito Falangista Libanese: secondo alcune fonti sarebbe in coma, mentre altre ne hanno già reso nota la morte.

Come accennato, c’è più di un’ipotesi sull’origine delle esplosioni. La prima potrebbe essere collegata a una fabbrica di fuochi d’artificio, o a un incendio doloso o a all’attacco mirato al centro di missili di Hezbollah, che controlla il porto cittadino. In particolare, il direttore generale della pubblica sicurezza del Libano ha smentito che l’accaduto possa avere a che fare con una fabbrica di fuochi d’artificio, accennando invece all’esplosione di materiale altamente infiammabile accumulato da anni di confische.

Quanto alla seconda esplosione, probabilmente è avvenuta nei pressi della residenza dell’ex premier Saad Hariri. Che, per una singolare coincidenza, domani 5 agosto verrà a conoscenza del verdetto sull’omicidio del padre, l’ex primo ministro Rafik Hariri, avvenuto nel 2005. Hariri “sta bene”,  dicono intanto fonti militari, mentre la moglie e la figlia sarebbero lievemente ferite. Resta il fatto che le esplosioni di oggi hanno lasciato dietro di loro una città in ginocchio. Intervistato da una tv, il governatore di Beirut Marwan Aboud ha parlato di “una città distrutta” e dove “le esplosioni di oggi sembravano Hiroshima”. Si tratta, a concluso di un “disastro nazionale senza precedenti”.

EDS

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