Pacemaker Nanostim: l’incubo di una malata di cuore

L’incubo di una malata di cuore che ha rischiato a causa di un pacemaker Nanostim: la vicenda non è un caso unico, cosa sapere.

(screenshot video)

La terapia con pacemaker cardiaco senza piombo (LCP) è stata definita clinicamente come un’alternativa fattibile e sicura alla terapia convenzionale con pacemaker transvenoso. Uno di questi apparecchi, Nanostim, ha però avuto dei problemi importanti relativi al suo funzionamento.

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Un improvviso guasto della batteria ha messo seriamente in discussione la sicurezza del dispositivo. Tra coloro che ne hanno denunciato il malfunzionamento, c’è la prima persona in Gran Bretagna ad averne usufruito.

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La donna che ha rischiato a causa del pacemaker Nanostim

Si tratta di una donna, Maureen McCleave, che vive nell’Essex, e che ha dichiarato di essersi sentita “così fortunata” quando nel 2014 le è stato offerto il dispositivo Nanostim. Questo infatti è un decimo delle dimensioni di un modello tradizionale e il primo del suo genere ad essere approvato. Tuttavia, entro tre anni McCleave iniziò a soffrire di vertigini, palpitazioni e stanchezza. I medici hanno scoperto che la batteria del pacemaker, che doveva durare 10 anni, era terminata.

La McCleave era una delle dozzine di pazienti a rischio a causa di questo difetto tecnico: la vicenda infatti ha avuto risvolti importanti ed è stata oggetto di un richiamo ufficiale. La Germania, all’epoca, si rifiutò di mettere in commercio il pacemaker, mentre in Gran Bretagna, nel giro di pochi anni, questo ha causato due decessi e e altre 90 ne sono state danneggiate, dai guasti della batteria ai frammenti del dispositivo che si staccano. Il pacemaker Nanostim non è un caso unico: tra il 2015 e il 2018 solo in Gran Bretagna più di mille persone sarebbero morte per pacemaker, protesi mammarie e altri dispositivi artificiali difettosi.

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