G8 di Genova, la città condannata per tortura: cosa è successo nel 2001

Anche oggi la città di Genova ricorderà Carlo Giuliani, morto negli scontri avvenuti tra manifestanti anti-G8 e forze dell’ordine nel 2001.

(Fonte: Internazionale)

Ogni anno, dal 19 al 21 luglio, Genova e l’Italia ricordano i violenti scontri avvenuti tra manifestanti anti-G8 e le forze dell’ordine nel 2001. Sono passati diciannove anni da quando i poliziotti fecero irruzione nella scuola genovese Diaz, occupata da un gruppo di studenti e manifestanti. Secondo quanto raccontato e spiegato nell’inchiesta portata avanti da Enrico Zucca, le forze dell’ordine ridussero la scuola in “una macelleria messicana”, picchiando violentemente tutti i presenti e poi trasferendoli in un centro di detenzione in periferia, dove vennero torturati in maniera atroce. Durante gli scontri perse la vita Carlo Giuliani, appena 23enne, colpito al volto da un proiettile dei carabinieri in piazza Alimonda. Il carabiniere coinvolto, Mario Placanica, fu prosciolto nel 2003 per uso legittimo di armi e per legittima difesa. Il 14 luglio 2008 quindici poliziotti, guardie penitenziarie e medici carcerari vennero condannati per il loro ruolo avuto durante le violenze e torture, ma nessuno di loro ha mai scontato nessuna pena: le condanne per i fatti di Genova caddero in prescrizione l’anno successivo. In questo modo i politici all’epoca responsabili della polizia, delle guardie penitenziarie e dei medici carcerari non dovettero mai dare spiegazioni sull’accaduto.

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Cos’è successo durante il G8 a Genova

(Fonte: Internazionale)

I poliziotti irruppero nella scuola Diaz gridando “Black bloc! Adesso vi ammazziamo”, ma la verità è che l’edificio era stato messo a disposizione di un gruppo di ragazzi che non avevano nulla a che fare con gli anarchici: avevano perfino organizzato un servizio di sicurezza per accertarsi che i black bloc non potessero entrare nello stabile. I testimoni raccontano che gli agenti picchiavano violentemente chiunque gli capitasse a tiro, ripetutamente, fino a lasciare i ragazzi incapaci di muoversi o parlare. Decine di vittime furono portate all’ospedale San Martino in condizioni gravissime. Anche lì, raccontano i testimoni, i poliziotti “camminavano su e giù per i corridoi, battendo il manganello sul palmo delle mani, ordinando ai feriti di non muoversi e di non guardare dalla finestra”. Poi all’improvviso, quando i feriti non erano ancora stati medicati, li portarono tutti nel centro di detenzione di Bolzaneto, dove erano già stati trattenuti altre decine di manifestanti. I presenti raccontano che  alcuni poliziotti “avevano vecchie canzoni fasciste come suoneria del cellulare e parlavano con ammirazione di Mussolini e Pinochet”. Enrico Zucca ha lottato per anni contro tutte le bugie che sono seguite agli scontri del G8: tutti i dirigenti coinvolti, infatti, negavano di aver avuto un ruolo nella vicenda. Le dichiarazioni della polizia cambiavano continuamente ed erano contraddittorie, nonostante siano state smentite dalle prove fornite dalle vittime e da numerosi video e fotografie.

Per Carlo Giuliani non c’è mai stata giustizia

Anche oggi, 20 luglio 2020, la città di Genova ricorderà pubblicamente Carlo Giuliani. Il padre di Carlo, Giuliano, ha dichiarato all’Adnkronos: “Quest’anno, con il Covid, faremo qualcosa di molto semplice in piazza. Non ci sarà un palco, ci saranno un po’ di cari amici, faranno una canzone, sarà qualcosa di molto ridotto dalle 15 alle 18 del pomeriggio. Ovviamente  con il distanziamento, le mascherine e tutto il resto. Dobbiamo attenerci e giustamente alle nuove regole”. La famiglia e gli amici di Carlo non hanno mai accettato la verità emersa del processo.

[Fonte: “The bloody battle of Genoa”, tradotto e pubblicato su Internazionale il 7 aprile 2015]

(Fonte: Internazionale)

 

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